Il parto in acqua: perché considerarne l’opportunità

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L’acqua, oltre ad essere un elemento naturale per eccellenza, è simbolo di vita. È anche grazie a questo assioma, oltre che a una serie di implicazioni mediche e psicologiche per nulla trascurabili, che in Italia è sempre più diffuso il parto in acqua, una tipologia di parto che pone molta attenzione ai bisogni della partoriente e del neonato.

Il parto in acqua si realizza in vasche in vetroresina, materiale scelto per la sua pulizia. La temperatura dell’acqua, che deve essere pulita, è intorno ai 37 gradi e nel corso del parto il personale medico è fuori dalla vasca, con il vantaggio che la neomamma può godere di maggiore privacy.

Un impianto in funzione per tutta la durata del parto, inoltre, garantisce la pulizia dell’acqua nel corso del travaglio.

I vantaggi del parto in acqua, per la partoriente, sono una diminuita percezione del dolore e una sensazione naturale di agio tipica dell’acqua; il bambino, invece, avrà il vantaggio di passare gradualmente dal liquido amniotico all’ambiente esterno. Non c’è rischio che il bambino “beva”, perché si mette in moto un riflesso di apnea nel momento in cui l’acqua va a contatto con il viso del piccolo.

Sono numerose le strutture in Italia che consentono di mettere in pratica questa tecnica, soprattutto in Italia settentrionale e centrale. È però possibile anche noleggiare una vasca (il costo è di circa 400 euro) e partorire in casa, senza però dimenticare di avvalersi dell’indispensabile contributo di un’ostetrica.

Un altro dei vantaggi, spesso dimenticato, è il fatto che il parto in acqua crea meno traumi nei genitori, in particolare nel papà, che spesso subisce passivamente il travaglio e il dolore della compagna: l’attenuazione del dolore può sicuramente giovare e rendere lo shock minore, sia per la mamma che per il papà. Questo a tutto vantaggio dell’armonia di coppia.


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