Grecia capta ferum victorem cepit. Vincono Tsipras e Syriza, la democrazia e il popolo greco

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La notissima frase coniata dal poeta latino Orazio si addice perfettamente a questa storica giornata per il futuro dell’Europa: “La Grecia conquistata, conquistò il feroce vincitore”. Si può parafrasare così: “Grecia capta, Europam cepit”, la Grecia asservita conquistò l’Europa. Il senso col quale il grande Orazio l’aveva coniata era il seguente: la cultura, la raffinatezza culturale di un popolo, ha la meglio sui rozzi, incolti, barbari, per quanto militarmente forti essi siano. Fuor di metafora, nel primo referendum celebrato in Grecia dalla caduta del regime dei colonnelli nel 1974, ha vinto la saggezza democratica di un popolo che ha voluto esprimere la sua secca, decisa, contrarietà alle politiche di austerità degli incolti e rozzi barbari, in fatto di democrazia, ovviamente, della troika. Il quesito era chiarissimo: “accettate le linee dell’accordo sottoposto dall’Unione Europea, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale all’Eurogruppo del 25/6/2015?”. Ovvero, si chiedeva ai greci se accettare o meno la proposta della Troika, soldi contro austerità. Il voto non era sull’Euro, e men che meno sulla permanenza della Grecia in Europa. Solo la cattiva e ipocrita campagna di stampa di certi media e di tanti leader europei ha cercato di confondere le acque, e gettare sulle spalle dei greci il fardello di una scelta, mai esistita.

I numeri del referendum. Affluenza notevole, 62% di votanti

Nel momento in cui scriviamo, sono state spogliate il 97% delle schede, e la distanza è davvero incolmabile: il No è al 61,32%, e il Si al 38,68, in valori assoluti, il No circa 3.455.000 voti contro 2.177.000 dei Si. Una vittoria schiacciante, uno scarto che non lascia dubbi. È il successo straordinario, e inatteso, almeno nelle dimensioni, di Alexis Tsipras e di Yanis Varoufakis, che hanno tenacemente e pervicacemente voluto il referendum, pur sapendo che si sarebbero sottoposti a ricatti, ipocrisie, cattiverie di qualunque tipo, a partire dai media privati nazionali tutti nelle mani dei ricchi armatori, ovviamente interessati alla vittoria del Si. Ma è il successo straordinario di un popolo che ha inaugurato una sorta di “Nuova Resistenza” contro le politiche di austerità e gli imbrogli contabili della troika. E questo voto porterà nuova legittimazione democratica al tavolo negoziale, e nuove condizioni di partenza, o meglio di ripartenza.

Le reazioni di gioia. Il discorso di Tsipras in televisione: torniamo a trattare con più forza

Cosa colpisce in positivo, intanto, in queste poche ore dalla chiusura dei seggi e dopo la diffusione dei dati relativi a quasi la metà dello scrutinio? Le foto bellissime del popolo greco, di tanti giovani, delle donne, dei pensionati, esprimere finalmente felicità, gioia, allegria, come se davvero avessero vinto una guerra, loro che fino a poche ore prima erano considerati come il minuscolo Davide contro il Golia europeo. Se diamo una sola occhiata alle foto che campeggiavano sui media nei giorni scorsi, ritroviamo la sofferenza del popolo greco, sottoposta già da cinque anni a condizioni di austerità imposte dalla troika. In questa meravigliosa serata di luglio, invece, c’è la sensazione, anzi la consapevolezza, collettiva, popolare, di aver impresso all’Europa una svolta, un cambiamento. A testimonianza del fatto che si vuole trattare ad oltranza, anche dopo il successo del No, vi è la dichiarazione del ministro greco del Lavoro, Panos Skourletis: “il governo può andare ora con una carta fortissima a proseguire i negoziati con i creditori”. Ed è sostanzialmente questa l’intenzionalità autentica del governo Tsipras. Il premier greco ha parlato alla nazione in un messaggio televisivo nella tarda serata di domenica. “Oggi”, ha detto, “la Grecia ha dimostrato che la democrazia non si può calpestare; i greci hanno compiuto una scelta coraggiosa, una scelta che cambierà il dibattito in Europa”. Ed ha aggiunto: “so che gli elettori non mi hanno conferito il mandato a lasciare l’Europa, ma un mandato ad una soluzione sostenibile. Non ci sono soluzioni semplici – ma una soluzione può essere trovata, se entrambe le parti la vogliono”. E ancora: “siamo pronti a proseguire nel negoziato con un piano di riforme, e con l’obiettivo di riportare presto alla normalità il nostro sistema bancario. La Grecia insisterà sulla ristrutturazione del debito che è sul tavolo negoziale”. E infine: “ho chiesto al presidente della Repubblica di convocare i leader dei partiti per un incontro domani, lunedì, per ascoltare le loro opinioni”.

Il nervosismo delle cancellerie europee, e le ipocrisie dei leader, purtroppo anche socialisti

Cosa colpisce in negativo? Intanto, l’ipocrisia di quanti, in queste ore, nei talk show e sui giornali tendono a sminuire il valore del referendum. In questo, politici ed editorialisti italiani si sono rivelati campioni, di trasformismo. Intanto, con maggiore serietà rispetto all’esito del referendum, Angela Merkel volerà a Parigi per incontrare Hollande proprio per capire cosa fare dopo questa storica domenica ateniese e greca. E si capirà come i leader politici cercheranno di risolvere il grande problema greco. La cosa colpisce in negativo perché l’incontro bilaterale parigino taglia in modo netto ogni discussione sul vero volto di Golia, quello della signora Merkel, e degli altri leader che si sono genuflessi ai suoi piedi, come il nostro premier Renzi, che deve spiegare al popolo italiano come è giunto a sostenere quelle posizioni e quelle oligarchie. Diciamola tutta, i leader europei erano stati convinti dagli euro burocrati e dalla Merkel che avrebbero certamente vinto i Si, grazie a una ben orchestrata campagna di disinformazione dei media locali e internazionali, e grazie soprattutto a ciò che giustamente Varoufakis ha definito “terrorismo” da parte delle istituzioni europee. E ciò che davvero dispiace e ci colpisce amaramente è la tenace posizione dei socialisti europei, da Schulz in giù, che ad un certo punto hanno visto in Tsipras il nemico da abbattere. Anche loro erano convinti che bastasse una becera dichiarazione di Schulz sui rischi di Grexit con la vittoria del No, per poter vincere.

I leader europei e le istituzioni creditrici hanno voluto trasformare il referendum in una ordalia, e hanno perso. Ora, dopo essersi leccate le tante ferite, a cominciare da Merkel, Renzi e Hollande, è il momento di usare la saggezza dei grandi statisti europei di un tempo, dei quali davvero stasera sentiamo tanta nostalgia.

Un’ultima notizia, per il momento. Il quotidiano inglese The Guardian rivela che i giovani greci hanno votato per il 68% No. È o no un altro indizio di cui tenere conto per compiere decisioni politicamente ragionevoli?

Pino Salerno

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