Francesco De Vito, un giornalista dal pensiero critico e contro ogni pigrizia corporativa

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Non possiamo che condividere il ricordo, intenso e commosso, scritto da Fernando Cancedda. Francesco De Vito lo ricordiamo come una presenza costante e discreta. La sua è stata una vita segnata dall’ironia, dal garbo, dalla discrezione, dalla capacità di “aderire” ad un progetto politico o sindacale, senza mai perdere autonomia di giudizio, quella giusta distanza che consente di non scadere mai nella faziosità, di non cedere alle ragioni della propaganda.

Questo senso critico lo ha accompagnato nella vita privata, politica, professionale. Non a caso fu tra i fondatori e primi collaboratori del Manifesto, il quotidiano eretico per definizione. Poi, per lunghi anni, all’Espresso, come notista politico, sempre capace di andare oltre la battuta di giornata, di scavare in profondità, alla ricerca delle ragioni profonde di un evento, quelle che consentivano anche al lettore di orientarsi e di non restare soffocato dalla cronaca dell’istante. La sua biografia, come ricorda Cancedda, è stata  sempre intrecciata con gli impegni negli organismi della professione: Fnsi,Ordine dei giornalisti, stampa parlamentare, comitato di Redazione, stampa romana, gruppo di Fiesole, Articolo 21, lo hanno sempre visto tra i protagonisti, sempre dalla parte dei riformatori, sempre preoccupato da ogni pigrizia corporativa e dai continui tentativi di imporre bavagli e limitazioni al libero esercizio del diritto di cronaca.

Francesco De Vito è stato davvero un giornalista che ha contrastato sempre, comunque e dovunque, censure, bavagli, dogmatismi ed oscurantismi, incarnando nel mondo più alto e profondo i valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione. Alla moglie, Stefania Linari, compagna di vita e di impegno civile, e al figlio Vladimiro giunga l’abbraccio di tutti gli associati di Articolo 21.


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