Che succede davvero all’Ansa?

0 0

Come mai la decisione dei vertici di dare luogo ad altri 65 esuberi -cento giornalisti erano già usciti- in aggiunta al ricorso ai contratti di solidarietà? 5 milioni di passivo previsti per la fine dell’anno, si dice. Come mai, visto che l’esercizio passato era più o meno in pari? Che è successo? Chissà se qualcuno vorrà rispondere a simili domande. Neppure i gravi tagli del Fondo dell’editoria (già presenti l’anno scorso) possono giustificare una situazione tanto preoccupante. Massima solidarietà alla redazione dell’agenzia, alle prese con uno degli scioperi di maggior durata della storia dell’editoria italiana. E ci auguriamo che i vertici dell’Ansa battano un colpo. Già, i vertici. In verità, a parte il Sole 24Ore, del vertice fanno parte i principali gruppi italiani del settore. E, dunque, non è strampalato il sospetto che siamo di fronte ad una “prova generale”. Impoverita dalla crisi drammatica delle vendite, nel mezzo di una transizione non governata all’era digitale, priva di una strategia, la “classe dominante” dei giornali sembra ripercorrere le ricette -fallite- degli ultimi vent’anni. Svalorizzare e tagliare il lavoro, invece di costruire una prospettiva all’altezza del nuovo paradigma dei media. In realtà, all’Ansa da tempo si produce in modo crossmediale e da quel dì i professionisti si sono adeguati al ciclo post-analogico. Ma non basta, evidentemente. I gruppi dirigenti vogliono una prova di forza? L’Ansa è l’avvio, il prolegomeno di una tendenza generale? Vedremo. Certamente, non sembra una vicenda eccentrica o anomala. Una caso del destino. La risposta -fuori dall’Ansa- sia all’altezza della sfida.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21