La velina. Caffè del 21

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L’opposizione s’è asciugata. Ecco la parola d’ordine che l’allegra brigata di Palazzo Chigi consegna oggi alla Fidata Retroscenista del Corriere. A Palazzo Madama – fanno eco i retriscenisti di Repubblica –  il dissenso PD, che sulla carta conta 23 senatori, si ridurrà a 8 “irriducibili”. Quanto a cui prodest  il dissenso, né gli uni né l’altra hanno dubbi: allo “sconfitto” Bersani, che guida la pattuglia dei malmostosi per ottenere la sua rivincita, facendo perdere il PD alle elezioni. Ora, se fosse tale, un normale giornalista si dovrebbe chiedere perché tanti insegnanti, pluriabilitati e che insegnano da anni, si sentano oggi disperati e senza futuro. Perché professori di ruolo, tenuti in palma di mano dal loro preside, ritengano che la legge approvata dalla Camera sia una contro riforma. Perchè l’intero mondo della scuola denunci il rischio di una privatizzazione! Così non è. Tali tesi disfattiste fanno capolino solo nell’intervista del Corriere a un gufo, il professor De Mauro: “Bisognerebbe fermarsi, studiare e mettere a punto un intervento ex novo sull’istruzione. Ma temo che questa strategia non trovi ascolto”. Quello che Tocci ha chiesto, invano, al Premier. Ma il titolo ribalta il pensiero di De Mauro “Troppi silenzi in questa riforma ma dico no alle barricate”. Dei dissidenti?

Generale dove vai? Naturalmente direttori ed editorialisti non vivono nella orwelliana “Fattoria degli animali”. E si chiedono come tutti noi se “il vecchio maggiore” sia un novello Cid Campeador oppure solo un generale Custer. Ecco che, dopo la canea post sentenza sulle pensioni contro l’irresponsabilità dei giudici che hanno ingnorato i vincoli di bilancio mossi da antipatia per Renzi, parla al Corriere il Presidente della Consulta, Criscuolo: “non siamo un contropotere. Siamo un organo di garanzia. I custodi della Costituzione”. E Ainis centra il punto: “Democrazia e crisi economica: ecco la questione. Quanti diritti possiamo ancora permetterci? E chi stabilisce la loro gerarchia?”

Terrorista perfetto. 22 anni, arrivato con un barcone, poi ripartito, chissà come, per organizare ed eseguire a Tunisi l’attentato al Bardo, e di nuovo rientrato e arrestato a Milano. L’incubo si materializza. E se invece fosse sempre rimasto a Gacciano, a scuola, anche il giorno del Bardo? Il preside l’avrebbe visto e il Fatto gli crede. Purtroppo anche la cronaca si fa ormai con le veline. Il procuratore o l’uomo dei servizi te l’ha detto? Sarà senz’altro vero: non serve verificare! Le trasmissioni televisive, poi, vivono di emozioni. E deve essere vera per forza la storia di Abdel che muove l’auditel. Fa eccesione Chi l’ha visto, che vivendo del rapporto con l’Italia dolente alla ricerca di uno scomparso, può permettersi di fare inchiesta sulla cronaca, anticipando spesso gli inquirenti. Ieri ha proposto una testimonianza sulla morte di Dominico Maurantonio: uno scherzo orribile, lo tenevano sospeso sul vuoto, é precipitato giù. 

 

Anche i potenti lo sanno che certe cose del governo si possono dire solo a chi è più lontano dal governo. Bogarelli, capo di Infront, cassaforte dei diritti del calcio, dice al Fatto che “Il patto sui diritti Tv” è stato “chiuso a Palazzo Chigi”. Secondo Bogarelli – tesi da non assumere come vera, ma da verificare – “Murdoch vuole tutto. È suo il pressing su Renzi”. Insomma Infront e il premier ci avrebbero salvati dal monopolio televisivo: meglio il duopolio. Ma se il Premier avesse saputo, se fosse intervenuto (come paciere?) tra gli oligopolisti privati, allora la sua riforma per modificare solo la governance della Rai, non si spiegherebbe se non con la volontà di smontare l’ex servizio pubblico, facendone un giocattolo o poco più. Qualcuno lancerà un grido d’allarme?

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