Centri raccolta rom: a Roma “affare” da 8 milioni, 33 mila euro a famiglia

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Rapporto dell’Associazione 21 luglio. In generale, per le famiglie ospitate nei “centri di raccolta” poche cooperative gestiscono – in affidamento diretto – fondi che vanno per il 90% alla gestione delle strutture. Solo il 5,4% alla scolarizzazione

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ROMA – Sono dedicati a ospitare quasi esclusivamente persone Rom e sono privi dei requisiti minimi stabiliti dalla norma regionale n.41 del 2003che regolamenta l’apertura e il funzionamento di qualsiasi struttura di assistenza, consentendo entrate per oltre 7 milioni di euro alle cooperative sociali che – senza alcun bando – se ne sono aggiudicate la gestione dal 2009 in poi. Con il rapporto “Centri di Raccolta Spa” l’Associazione 21 Luglio denuncia il business delle strutture del Comune di Roma istituite per ospitare famiglie sgomberate da altri insediamenti ma che continuano a esistere anche anni dopo la situazione di “emergenza” che ne ha motivato la sistemazione precaria.

Con il rapporto l’associazione ha analizzato nel dettaglio la forma e l’entità delle spese destinate al mantenimento di queste strutture scoprendo che, nel solo 2014, per un totale di 242 famiglie, l’amministrazione capitolina ha speso 8.053.544 euro, ovvero oltre 33 mila euro per famiglia. Di questi fondi, il 90,6 per cento sono andati in attività di gestione delle strutture, il 4 per cento sono stati spesi per il mantenimento della sicurezza e solo il 5,4 per cento è andato a finanziare attività di scolarizzazione. Nulla, evidenzia il rapporto, è andato in programmi di inclusione finalizzati a emancipare le comunità ospiti dalla condizione di dipendenza e bisogno.

Dallo studio emerge come le cooperative affidatarie della gestione delle strutture abbiano avuto l’incarico attraverso affidamento diretto: il consorzio Casa della Solidarietà che ha ottenuto quasi la metà dei fondi (49,2 per cento) ovvero 3.960.667 euro. Il 32 per cento è andato alla cooperativa Inopera (2.579.091 euro), Domus Caritatis ha avuto il 7,1 per cento, ovvero 569.941 euro, Osa Mayor il 3,1 per cento (251.351 euro). Opera Nomadi l’1,8 per cento (144mila euro) per uno sportello sociale.

L’affidamento attraverso bandi pubblici appare limitato alle attività di scolarizzazione, gestite principalmente dall’associazione Casa dei

Diritti Sociali che ha lo 0,7 per cento ovvero 57.787 euro e dalla cooperativa sociale Ermes con 50.258 euro (0,6 per cento). Parte delle spese per scolarizzazione vanno all’Atac per il trasporto: 43.815 euro, lo 0,5 per cento del totale. In generale la spesa del 2014 risulta aumentata del 29,8 per cento rispetto a 2013.

Le strutture analizzate, vengono chiamate dall’associazione 21 Luglio “centri di raccolta” in riferimento ai centri di raccolta profughi allestiti nel secondo dopoguerra per l’accoglienza dei profughi che abbandonarono la Venezia Giulia non più italiana e che, spiegano gli attivisti dell’organizzazione “dalle testimonianze raccolte vivevano in condizioni assai simili a quelle descritte dalle famiglie rom” presenti nelle nuove strutture del Comune di Roma.
In riferimento ad esse, e alla condizione di “trasparenza” e “mancanza di rivendicazione di diritti” che impongono alle famiglie rom ospitate, il presidente dell’associazione 21 Luglio Carlo Stasolla afferma nell’introduzione al rapporto: “Spazzare la polvere sotto il tappeto costa molto, ma nell’immediato rende di più agli amministratori”. (lj)

Da redattoresociale.it


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