Cannes: se il cinema italiano riceve un riconoscimento è un bene per la nostra arte

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“Mia Madre” di Nanni Moretti è senza dubbio un ottimo film, che a mio giudizio segna una svolta nella vita personale e artistica del regista. Ognuno di noi rispetto agli altri ha una vita pubblica, una privata, una segreta. Lui mostra la sua parte pubblica, quella che ci aiuta a riflettere anche quando racconta della sua vita. Un film, che sembra semplice, è, invece, il frutto di una esperienza decennale di chi si esprime con le immagini, e nella loro essenzialità penetrano nel nostro immaginario collettivo.

La nostra vita collettiva continua, la crisi fa chiudere le fabbriche, nei posti di lavoro esplodono le contraddizioni, mentre la vita personale subisce l’inesorabile il passaggio del tempo e ci riporta alla realtà della nostra fragilità e  mostra la consapevolezza della nostra precarietà. Pubblico e privato, molti di noi in questi anni hanno vissuto i problemi di Nanni Moretti, proprio perché è una generazione che sta crescendo e i nostri genitori ci lasciano. Altri di noi come Moretti, nei decenni passati hanno avuto la “leucemia” nelle sue molteplici forme e come lui, per fortuna, ne è uscito (ma, purtroppo, tantissimi non ce l’hanno fatta). La differenza con un autore è non aver avuto la capacità di raccontare per immagini questi drammi personali che si intrecciano nella vita quotidiana delle persone.

Se il Cinema Italiano a Cannes riceve un riconoscimento è un bene per la nostra arte. La domanda che mi pongo è se tutto questo ripiegarsi su se stessi, facendo del privato una cosa pubblica è effettivamente portare il nostro modello culturale nel mondo.

Raccontare storie per immagini ha un grande valore. I maestri del cinema muto senza parole riuscivano a trasmetterci emozioni, sensazioni della nostra vita quotidiana. Penso ad Alfred Hitchcockt, a Charlie Chaplin ecc… che con i loro film hanno diffuso un linguaggio universale. Penso al cinema del nostro neorealismo che mostrando il faticoso e, spesso, drammatico percorso di riscatto sociale ed economico degli italiani del secondo dopoguerra, parlavano di un Paese che si rimboccava le maniche, che voleva lottare per conquistarsi un futuro carico di aspettative.

In questi anni abbiamo avuto una grande crisi economica i cui effetti, forse, possono essere paragonati a quelli di una guerra mondiale. Il nostro cinema interpreta la vita quotidiana della nostra gente con i problemi sociali di tutti i giorni, con i problemi personali della vita e della morte.
Realizzare contenuti, diffonderli e sentire che sono condivisi nel mondo è un fatto certamente positivo. E’ sufficiente che Nanni Moretti, Paolo Sorrentino e molti altri importanti registi che singolarmente interpretano la loro realtà per realizzare un cinema di grande qualità?  La domanda è: questi autori ripercorrono una stagione paragonabile al nostro neorealismo del dopoguerra che ha portato il modello culturale  italiano nel mondo ?

Non ho nessuna risposta, proposta, ricetta.  Mi pongo solo domande augurando al cinema italiano, a tutti gli autori e a Nanni Moretti, che più di altri interpreta la nostra generazione che ormai ha superato i sessanta anni, lunga vita personale e autoriale.
In conclusione non posso che ricordare a tutti noi che viviamo in questo periodo in cui la tecnologia digitale ha moltiplicato le possibilità di diffusione di contenuti, dobbiamo fare un salto di qualità per rappresentare il nostro modello culturale.

Ripensare con fantasia e professionalità il modello di sviluppo industriale di produzione nelle comunicazioni significa accettare la sfida che la tecnologica digitale ci propone con nuove idee partendo dalle teche che sono la nostra memoria guardando al futuro.

L’innovazione culturale avviene per contaminazione, mettendo in comunicazione interattiva chi pensa  nuove macchine, chi le costruisce, con chi le usa e realizza  beni immateriali, ovvero contenuti,  proponendo idee, nuovi sistemi e nuova organizzazione del lavoro. La “fertilizzazione” delle innovazioni tecnologiche e dei modelli culturali per le comunicazioni può avvenire attraverso la circolarità delle risorse immateriali, come la conoscenza, l’informazione, la creatività, la ricerca scientifica e tecnologica, che aumentano le possibilità  d’applicazione ideativa, creativa e produttiva.


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