Attentato al Bardo, qualcosa avrà pur fatto Abdel

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Dobbiamo sperare che gli inquirenti tunisini ed italiani trovino davvero qualcosa a carico del giovane Touil Abdel, altrimenti lui, sua madre e le sue sorella non avranno più pace. Sembra unparadosso, ma ora l’accusa più grave a suo carico, sembra essere quella di non essere stato a Tunisi e al museo del Bardo nel giorno e nelle ore del massacroCome ha osato non corrispondere all’identikit? Perché mai ha preferito restare a casa sua a Trezzano, continuando persino a frequentare la scuola?

Nel migliore dei casi il suo è stato un atteggiamento provocatorio e neppure cortese nei confronti del paese che lo ospita. Cosa gli costava confessare dopo che, nell’ordine, le Autorità tunisine, quelle italiane, il presidente del Consiglio e decine di giornalisti, si erano congratulati tra di loro per il colpo messo a segno? Sarà pure stato a Trezzano, come ha definitivamente chiarito un magistrato, ma avrebbe comunque potuto confessare qualcosa e farsi carico degli interessi nazionali, tunisini ed italiani. Adesso non gliela perdoneranno e frugheranno sino a quando non riusciranno a rimetterlo nella scheda segnaletica del clandestino, del terrorista in sonno, del reclutatore, del capo di una cellula dormiente incaricata di mettere a ferro e a fuoco l’intera Padania.

Sia come sia, sarà il caso che gli inquirenti facciano presto ed intantochiedano pubblicamente scusa per quanto è accaduto; perché qualunque cosa dovessero scoprire ora su Touil, resterà l’ombra di una accusa che si è dimostrata infondata e che avrebbe potuto e dovuto essere verificata prima, magari facendo una telefonata ai responsabili delle scuola per stranieri di Trezzano.

Chiedere comunque scusa e denunciare pubblicamente i responsabili dell’errore non sarebbe solo un atto di doverosa civiltà, ma anche una scelta intelligente a tutela dei tanti magistrati e poliziotti che indagano con serietà, e che cercano davvero di contrastare terrore e terroristi, quelli veri, che purtroppo esistono, senza bisogno di costruire l’ennesimo “mostro da sbattere in prima pagina” e da immortalare a reti unificate.

Fonte: “Il Fatto Quotidiano”


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