Il partigiano Giovanni (Johnny per gli amici)

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Ironia (miserabile) della sorte ha voluto che mentre i soloni cogitavano sui droni -ritenuti mezzi più idonei per distruggere la flotta dei libici demoni, ma ci vuole almeno un anno per organizzarli- il presidente Usa comunicava che un loro drone, per errate info intelligence, ha (collateralmente) massacrato Giovanni Lo Porto. E’ l’Italiano cooperante (di pace, non di guerra) rapito nel gennaio 2012 in Pakistan, terra che amava. Era là per aiutare perché era straordinariamente preparato e per esserlo ci ricordava che prima di tutto è indispensabile stare bene e ben farsi accogliere tra le persone che nelle loro terre spendono la vita. A milioni abbiamo invocato la sua liberazione. Sua madre ieri ha saputo che fin da gennaio gli americani gliel’hanno ammazzato. E’ solo ascoltando, magari anche riascoltando, Quirico -uno che parla a ragion veduta e provata non per blablologia tweet/ talk e narcisismo selfie/tv- che forse ci può tornare l’impulso di riappropriarci degli stimoli per riconoscere la solidarietà autentica che trilli e trolls, tronisti e dronisti ci stanno rubando inculcandoci illusione ego-sostenibile. La solidarietà vera, infatti, è frutto di continue ricerche, indagini, interrogativi da svolgere in prima persona, sperimentando poi le scelte e le risposte prima di tutto sulla propria pelle.  Lo Porto stava da quella parte ed è l’ultimo in ordine di tempo che l’ha dimostrato e un drone (partigiano) se l’è portato via. Il fatto che, sempre più spesso, ci sono umani costretti a morire per dimostrare l’assunto della solidarietà, sarà ben ragione per scatenare in noi, se non proprio scampanio, almeno trillo d’allarme?!

Ciao, bello ciao… Sei morto prima di poter urlare Viva la Libertà.


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