“Sono i deboli le prime vittime dell’evasione fiscale”. Intervista a Angelo Mincuzzi

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La cassaforte degli Evasori, scritto a quattro mani da Hervé Falciani e Angelo Mincuzzi ed edito dalla casa editrice Chiarelettere, è il libro che racconta «la verità dell’uomo che ha svelato i segreti dei paradisi fiscali». Rendendo pubblica la cosiddetta ‘Lista Falciani’ è stato sferrato un duro colpo al segreto bancario svizzero. 100mila nomi di cui 7.499 italiani: politici, imprenditori, capitani d’industria, uomini d’affari, vip… «in banca esisteva una struttura per aiutare i clienti a evadere le tasse e io volevo impadronirmi delle prove» (cit. Hervé Falciani). Angelo Mincuzzi è un giornalista italiano, caporedattore e inviato de «Il Sole 24 Ore», autore di importanti inchieste su politica ed economia.

Partiamo dalle conseguenze. Dal 2010 a oggi l’inchiesta ‘Lista Falciani’ si è sviluppata sottobanco in diversi Paesi europei, all’interno di Procure che hanno continuato a indagare sui dati e sui nomi. Gli sviluppi però sono molto variabili e strettamente dipendenti dalle leggi di ogni Stato. Quale sarà l’esito in Italia?
L’esito in Italia purtroppo credo che sia già scritto, nel senso che i vari fascicoli che sono stati aperti dalle Procure sono stati poi chiusi, archiviati, quasi tutti per problemi legati sia alle leggi sia alle prescrizioni, che spesso hanno tempi molti rapidi. Ma anche ai condoni che ci sono stati negli ultimi anni. Per cui non si poteva procedere. La Procura che sta lavorando ancora è quella di Torino, che dispone di materiali nuovi, materiali che sono stati chiesti e ottenuti dai giudici della Procura anticorruzione di Madrid, per cui credo che gli sviluppi potrebbero arrivare da Torino.

Il whistleblowing si sta diffondendo a macchia d’olio sia nel settore pubblico che in quello privato ed è sicuramente uno strumento utile per rassicurare i lavoratori intenzionati a denunciare garantendo loro l’anonimato. Ed è proprio grazie alla diffusione di simili piattaforme che lo stesso Hervé Falciani si è dichiarato convinto del fatto che swiss-leaks rappresenti in realtà solo la punta di un grosso iceberg. Secondo lei gli istituti bancari e finanziari lasceranno che ciò accada?
Sicuramente no. Faranno qualcosa per evitare che questo accada, perché in gioco ci sono miliardi e miliardi di euro e quindi la gestione di questi soldi è una questione molto importante per le banche. I mezzi che queste usano sono soprattutto quelli di lobbing, di pressione verso i politici per far approvare delle leggi che contengano delle scappatoie. Delle leggi che magari a prima vista possono sembrare dei passi avanti nella lotta al segreto bancario ma che in realtà hanno delle falle, dei buchi che consentono poi alle banche di poter utilizzare degli strumenti per continuare a fare ciò che hanno sempre fatto.
Questo lo si vede molto bene dai documenti interni della HSBC, perché nel 2005 fu approvata una Direttiva europea sul risparmio per tassare i guadagni delle persone fisiche, allora i gestori della HSBC proponevano ai clienti di trasferire i soldi da conti intestati a loro individualmente, quindi alla persona fisica, a delle società, società panamensi il più delle volte o domiciliate nelle Isole Vergini britanniche, perché in questo modo non avrebbero pagato la ritenuta fiscale, non avrebbero pagato questa imposta europea sul risparmio. Quindi come si vede, fu approvata una legge che serviva a far pagare le tasse ma il rimedio all’interno delle banche fu trovato in maniera molto rapida.

La Lista Falciani conta 100mila nomi di clienti della Banca Svizzera HSBC che secondo lo stesso Falciani «cercano il segreto, per nasconder qualcosa». Gli italiani sono 7.499. Politici, uomini d’affari, capitani d’industria, vip e imprenditori vari… ce n’è per tutti i gusti e per tutti gli importi. Alcuni hanno asserito di aver già provveduto a regolare i conti con il fisco, altri di non essere i diretti titolari e di esserne stati all’oscuro fino alla pubblicazione della lista, altri ancora accusano Falciani di essere un truffatore. Le recenti leggi italiane, come ad esempio lo scudo fiscale, a parer suo giocano a favore o contro questi sistemi di deposito e spostamento di capitali?
Gli scudi fiscali così come stati approvati nel 2009 e anche prima, sempre dai governi Berlusconi – Tremonti, non hanno fatto altro che favorire l’evasione fiscale. Perché innanzitutto si sono dimostrati un flop per i soldi che sono stati recuperati, secondo hanno dato un salvacondotto agli evasori fiscali. Gli evasori dichiarando quello che avevano, rimanendo anonimi tra l’altro, avevano questo salvacondotto nel senso che pagavano il 5% o il 6% a seconda dei condoni di imposte e non erano più perseguibili, né fiscalmente né penalmente e gli effetti appunto si sono visti sulla lista Falciani, per cui appunto, come dicevo prima, i magistrati non hanno potuto far niente.
La nuova voluntary disclosure dell’ultimo governo è sicuramente molto meglio rispetto ai condoni del passato però in qualche modo è sempre una sanatoria. Alla fine non fa altro che perpetrare il principio secondo cui i grossi evasori o comunque chi commette un reato alla fine, in qualche modo, la fa franca. Mentre i cittadini onesti sono costretti a pagare fino all’ultimo centesimo.
Rispetto ai cittadini onesti che se non pagano un euro vengono multati con una cifra sproporzionata i grandi evasori, quelli che portano i soldi all’estero e che quindi hanno più soldi, riescono in qualche modo a farla franca o comunque hanno un trattamento privilegiato. Ci sono due pesi e due misure.

Tra i clienti della HSBC si contano almeno 2.000 commercianti di diamanti. Michael Gibb ha affermato che «i diamanti sono legati a conflitti e violenze. La facilità con cui possono essere convertiti in strumenti di guerra è sorprendente». In Belgio sarebbero già in corso delle indagini relative a questi tipi di traffici. In queste situazioni, al di là della gravità economica, finanziaria e legale di dette operazioni, entra in gioco anche l’aspetto umano o umanitario, la coscienza, il senso civico di responsabilità che dovrebbe gravare come un macigno e che invece viene scansato come un moscerino per far largo all’avidità, agli interessi… è scontato ma neanche poi tanto affermare che bisogna agire per cambiare le cose, esattamente come avete fatto voi. Che idea si è fatto di tutta questa situazione?
In Belgio è in corso un’indagine molto delicata e molto importante sul commercio dei diamanti. Potremmo dire ‘diamanti insanguinati’ perché nel libro spieghiamo il meccanismo che veniva usato per commercializzare i diamanti insanguinati, attraverso triangolazioni in Africa e a Dubai, il tutto chiaramente avveniva grazie ai canali messi a disposizione dalla banca. Tant’è vero che in Belgio la banca è sotto inchiesta per riciclaggio. Ma non è l’unico Paese che ha messo sotto inchiesta per riciclaggio la banca, lo ha fatto anche la Francia, lo ha fatto anche l’Argentina, l’India sta lavorando in maniera molto veloce su questo fronte e anche la Svizzera recentemente, dopo lo scandalo, dopo la diffusione delle liste il mese scorso ha aperto un’inchiesta per riciclaggio aggravato nei confronti della HSBC e addirittura hanno perquisito, con un’azione eclatante che in Svizzera è davvero eccezionale, la sede di Ginevra della HSBC in cerca di documenti per trovare queste prove di riciclaggio.
Le inchieste che sono in corso in diversi paesi del mondo stanno mettendo in evidenza come attraverso i canali della HSBC, ma voglio aggiungere una cosa che è importante: questo non riguarda solo la HSBC perché questi meccanismi li potremmo ritrovare in tutte le grandi banche internazionali. Chiudo questa parentesi… hanno messo in evidenza come questi canali venissero utilizzati da trafficanti di diamanti, trafficanti di droga, mafiosi, dittatori e così via… quindi è una cosa enorme quella che si è messa in moto.

Per la lista di nomi trafugata alla HSBC Hervé Falciani ha ricevuto delle denunce e nei suoi confronti sono stati spiccati dei mandati di cattura, è stato in prigione anche se questo si è rivelato un boomerang contro chi lo voleva fermare e lui si dichiara sempre più intenzionato ad andare avanti. Invece per lei, che comunque lavora insieme a Falciani dal 2010 per la realizzazione del libro, quali sono state, se ce ne sono state, le conseguenze della sua decisione?
Non ci sono state conseguenze nel senso che io continuo a fare liberamente il mio lavoro di giornalista. Questi cinque anni sono stati caratterizzati da momenti anche di difficoltà, io sono stato seguito, il mio telefono è stato controllato e per comunicare dovevamo utilizzare delle precauzioni di un certo tipo, dovevamo insomma stare molto attenti perché Falciani era in costante pericolo. Tant’è vero che a un certo punto per alcuni mesi si è dovuto nascondere, è stato protetto con una persona che lo seguiva costantemente. Le difficoltà sono state più che altro quelle.
La spinta che mi ha portato a occuparmi di questa vicenda per cinque anni è l’amore verso la verità, cioè cercare di capire effettivamente cosa era successo e raccontarla. Perché, per tutte le cose che abbiamo detto prima, questa è una storia che ha moltissime implicazioni.
Questo libro noi lo abbiamo dedicato ai deboli perché l’evasione fiscale ha come prime vittime loro, perché non fa altro che drenare risorse che dovrebbero essere utilizzate per costruire ospedali, scuola, assistenza ai disabili… risorse che ci sono in realtà ma che vengono nascoste nei paradisi fiscali da chi ha molti soldi ma comunque non li vuole condividere con la comunità nella quale vive. Tra i documenti della banca risulta chiaramente come i clienti della HSBC preferissero perdere i soldi in operazioni finanziarie sbagliate a volte anche venire truffati dai gestori ma la cosa che non volevano assolutamente era pagare le tasse su quei soldi. Ecco io questa la trovo una cosa aberrante, credo che in ogni Paese, soprattutto in Italia dove l’evasione fiscale è una piaga enorme, le coscienze debbano svegliarsi perché l’evasione fiscale distrugge il tessuto democratico di un paese. E deve essere una priorità la lotta all’evasione.

Il recente Accordo siglato da Italia e Svizzera avrà dei concreti sviluppi positivi in materia di trasparenza bancaria?
Rappresenta sicuramente un passo avanti ma non è la fine del segreto bancario. Io trovo molto ingenui i titoli dei giornali che sono stati fatti in questi giorni sulla fine del segreto bancario tra Italia e Svizzera. Ingenui e fuorvianti, perché non si può pensare che questo accordo metta fine all’evasione fiscale quando ci sono interessi miliardari in gioco. I soldi, come dice qualcuno, sono come l’acqua, trovano sempre una fessura nella quale incanalarsi e questo è il motivo per cui l’evasione fiscale continuerà e non smetterà. Questo per quanto riguarda l’ingenuità e fuorvianti in quanto lasciar credere che d’ora in poi sarà impossibile evadere le tasse e che quindi non hanno più nulla da temere, questi soldi rientreranno in Italia… ecco non si fa un’operazione di verità dicendo questo. Basta vedere quello che succede in queste grandi banche internazionali per capire che, come dicevo prima, le scappatoie le hanno già trovate e ne troveranno ancora. Probabilmente sarà più costoso evadere le tasse, quindi forse i piccoli evasori saranno scoraggiati, ma la grande evasione che è in grado di spendere soldi per creare strutture societarie e fondazioni nei paradisi fiscali continuerà a esserci… dovrà solo pagare un po’ di più. Le banche riceveranno solo più benefici, probabilmente, perché chiederanno più soldi ai clienti per creare queste strutture societarie nei paradisi fiscali.


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