La propaganda Isis: una bomba da disinnescare

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Una decisione coraggiosa non mostrare più  i video “promozionali” dell’Isis . La scelta della direttrice di Rai News 24, ci racconta Caterina Doglio, e’ stata accolta in grandissima parte in modo positivo dal mondo del web. Solo qualche voce contrastante, inevitabile e positivo segnale di democrazia e libertà di espressione. I commenti negativi ci parlano di un “non voler chiudere gli occhi”, non voler girare la testa dall’altra parte rispetto all’orrore.   Una posizione condivisibile anche se effettivamente forse e’ il caso di fare qualche riflessione ulteriore.

Il report dei servizi segreti ci ha fornito qualche giorno fa uno spaccato inquietante: non sono  soltanto i foreign fighter o i lupi solitari a preoccupare l’intelligence, ma una serie di “categorie” di soggetti, “attori esterni o interni ai paesi-bersaglio”. L’elenco stilato dai nostri servizi comprende anche “familiari o amici di combattenti , donne comprese, attratti dall’eroismo dei propri cari, specie se martiri; lupi solitari e micro gruppi che decidono di attivarsi autonomamente (self starters)”.

Dunque, la fascinazione del martire, del combattente , della conquista di un ruolo che molti giovani immigrati o figli di immigrati, non riescono a trovare nelle societa’ occidentali. Un discorso gia’ noto. Fondamentale dunque non contribuire alla mitizzazione di certe azioni folli e scellerate guidate da mani ben lontane da fini religiosi ma, piuttosto, inclini a voler gestire questioni geopoliche ed economiche.

Non trasmettere video e’ una scelta  ma   non e’ l’unico mezzo a disposizione, anche perche’ , si potrebbe obiettare, le censure fanno scattare la reazione della curiosita’ e le visite ai video in questione sul web, potrebbero moltiplicarsi… Dunque certo, evitare di contribuire alla propaganda , ma anche fornire alternative, costruire (e questo si, pubblicizzarlo) strade di inclusione e valorizzazione delle culture e delle religioni di chi arriva nel nostro paese perche’ scappa da una guerra  o semplicemente in cerca di una vita migliore. Ma questo e’ un processo che pretende il suo tempo, che va avviato ma che non puo’ avere risultati immediati.
E mentre l’occidente si sta scervellando alla ricerca di una soluzione, su twitter e facebook  il cinismo scanzonato tipico romano ha assunto un atteggiamento da artificiere: disinnescare con l’ironia. Alla notizia delle minacce dell’isis di voler arrivare a roma, sono fioriti tweet , video e storielle esilaranti. A raccontarcelo, addirittura il Washington Post

“Lo stato islamico minaccia di arrivare a Roma – titola il quotidiano Usa-  gli italiani rispondono con consigli di viaggio”:  “attenzione al traffico del raccordo – raccomanda uno dei tweet citati – rischiate di restare intrappolati”. Oppure : “andate a mangiare da Gigi er puzzone”…e ancora,   “domani c’e’ sciopero dei mezzi.. buona fortuna”…o “mi dispiace per voi ma i tifosi del Feyenord sono arrivati prima” e via cosi’.

Puo’ sembrare una modalita’ superficiale e un atteggiamento poco realista. In realta’  lo sdrammatizzare e’ cio’ che ha sempre spento la paura. E’ esattamente questo che  temono i  terroristi , basti pensare a Charlie Hebdo. Ma  ridicolizzare puo’ essere pericoloso e il confine con la  mancanza di rispetto e’ troppo labile.  Far scattare la risata , ridendo anche di noi stessi puo’ essere l’atteggiamento piu’ giusto. Non che risolva i problemi, per carita’, ma certo non favorisce la mitizzazione, vero pericolo, ne’ risveglia l’indignazione per una presunta blasfemia.  Inclusione e qualche risata , sono piu’ forti di qualunque censura. Un tentativo.

Siamo come artificieri con una bomba fra le mani. Dobbiamo individuare il filo giusto da tagliare. Altrimenti sara’ veramente un grosso problema.


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