Il finanziamento alla democrazia

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La maggioranza degli italiani si dichiara contro il cosiddetto “finanziamento pubblico ai partiti” che in realtà si chiama rimborso elettorale, non sapendo, forse ignorando, che interrompere il finanziamento pubblico ai partiti ha come diretta conseguenza il finanziamento da parte di privati alla democrazia italiana, e la diretta conseguenza del finanziamento privato alla democrazia pubblica è che i partiti in quel caso “ricambieranno il favore” agli investitori privati attuando politiche a favore degli interessi particolari a discapito del bene comune. A questo punto poi nascono le cene da mille euro che tutti condannano ma che rimane l’ultimo modo che un partito ha per finanziarsi. L’abolizione del finanziamento alla democrazia porta con sé anche un’altra tragica conseguenza; mantenere lo status quo dei grandi partiti che pur volendo rimanere in vita un “investitore privato” lo trovano. Immaginiamoci per un istante un ragazzo di trent’anni, appena laureato, valido e con una prospettiva di paese da mettere in gioco, immaginiamoci solo per un istante che egli non abbia mezzi sufficienti per sostenere una campagna elettorale, immaginiamoci ora come questo ragazzo potrà debuttare in politica senza finanziamenti. Chiunque con un minimo di onestà intellettuale potrà capire facilmente come questa manovra sia stata fatta per escludere dalla vita politica chi non ha i mezzi per farla. Torniamo agli inizi del ‘900, quando l’attività politica era un passatempo divertente per l’alta borghesia e il Parlamento non era altro che la somma di volontà particolari delle classi agiate a discapito di quelle deboli che non dispongono i soldi per concorrere alla vita pubblica del paese.

La domanda legittima ora è: senza il finanziamento pubblico alla democrazia possiamo ancora chiamarci un paese democratico? Un paese davvero democratico può permettere che la politica venga finanziata da grandi lobby finanziarie e non dai cittadini?
A favore di questa tesi analizziamo un attimo quali sono i paesi che non prevedono alcun tipo di finanziamento pubblico: India, Bangladesh, Libano, Singapore, Senegal, Mauritania, Sierra Leone, Bolivia e Venezuela e ora anche l’Italia; siamo entrati insomma in una classifica che ci vede vicino a paesi come Bangladesh, Libano e Senegal, non proprio una vittoria per la libertà e la democrazia, né tantomeno per la partecipazione alla vita pubblica del paese da parte delle classi deboli.

Della morte della democrazia possiamo individuare chiaramente i responsabili; il Movimento Cinque Stelle in primis, quella parte della Sinistra Radical Chic e quella parte della Destra che, ovviamente, vede in maniera positiva l’abolizione della democrazia per i più deboli. Se però una posizione del genere è giustificabile dalla Destra e dal Movimento Cinque Stelle (che ormai, possiamo dire, rientra pienamente nel panorama politico delle destre europee), esso non è giustificabile quando viene preso in causa dalla Sinistra, quella parte cioè del panorama politico che dovrebbe farsi portavoce delle istanze del Popolo.

Abbiamo urlato contro i politici, abbiamo urlato contro la politica, abbiamo visto tutto nero, fatto generalizzazioni, abbiamo gridato: “sono tutti corrotti”, e abbiamo perso fiducia nella politica, facendo, ingenuamente il gioco delle destre. Da oggi la politica e la Res Publica saranno in mano alle lobby finanziarie, da oggi davvero saranno tutti corrotti dal denaro privato, da oggi davvero i politici non faranno più gli interessi del Popolo. Ed è colpa nostra, dell’isteria generale dell’italiano medio. Tra gli applausi delle destre, quando è stato abolito il finanziamento pubblico ai partiti, è morta la Democrazia Italiana, riposasse in pace, ma non veniteci a raccontare che la democrazia per voi, può reggersi senza i partiti e sul sondaggio online… dal sito di un miliardario.


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