House of Cards. Caffè del 6

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“Via al piano, la ripresa c’è”, scrive Repubblica. “BCE ottimista”, il Corriere della Sera. “Da lunedì 6o miliardi al mese”, la Stampa. E il Sole24Ore evoca lo sbarco americano in Normandia: “Bce, lunedì è il Que-Day”. Il petrolio, e quindi il costo dell’energia, mai così in basso, tanto denaro liquido nelle cassaforti delle banche, il prezzo dei debiti che cala perchè sono titoli di stato che la Banca centrale acquista. La benzina per poter produrre e lavorare di più non dovrebbe mancare. In più la “ricetta” neo liberista farà apparire impieghi solidi quelli che sarebbero in verità lavori precari e cercherà di smantellare ogni istituto del vecchio stato sociale per trasformare tutto il denaro pubblico  disponibile in un filo d’erba del nuovo corso. (Altro che Jobs act, il modello è  “America works” di House of Cards!).

C’è poco da scherzare, l’Europa aspetta da 7 anni, c’è voluta una lunga, sorda battaglia perchè Draghi impomesse ai tedeschi, e ad altri tardigradi del nord, quello che era indispensabile, e sarebbe terribile sprecare l’occasione. Quando sento Paolo Mieli (ieri dalla Gruber) dire che il vero problema è la minoranza Pd, che bisogna lasciar fare a Matteo Renzi tutto quello che sta facendo, beh, non vedo tanto il declino senile di un intellettuale da sempre troppo cortigiano. No, avverto il comune sentire dell’italica classe dirigente, e dunque un po’ del paese.

Comprate l’Espresso e leggete l’intervista di Renzi a Marco Damilano. Meno voti (per il Senato e le Province non si vota più), doppio turno con la sicurezza di poter decidere chi resterà al comando per 5 anni. A funzionari ministeriali e contractorso assunti all’uopo Renzi vuol poter dire “non ditemi quale sia la vostra visione del mio programma, ditemo come realizzarlo” (citazione da House of Cards) , al Pd Renzi dice (nell’intervista a L’Espresso) che può tornare “a un modello dove tornino gli iscritti con la tessera in tasca”. Tanto ormai serve solo un partito macchina del consenso per un leader scelto con le primare ed eletto dal popolo. Il quale leader già sconta che il suo primo avversario politico sarà Landini (sempre l’Espresso). Lo schema c’è. Lo definirei un modello di democrazia autoritaria. Ritengo che la ripresa non entrerà nelle tasche e della mente delle nostre famiglie se resterà così forte (anzi diventerà più forte) il divario tra i ricchissimi e tutti gli altri. Sono convinto che la priorità dovrebbe essere (e non sarà. Basta aver sentito Scarpinato e Saviano ieri a Servizio Pubblico per sapere che non sarà) la lotta a corruzione e mafie. Ma il premier ha un piano. Nessuno lo sottovaluti.

Giannelli mostra Renzi che stringe la mano di Putin e nasconde il fiore per Nemtsov. Più o meno è così. Le sanzioni non piacciono ai russi e danneggiano gli imprenditori italiani che il premier ha incontrato a Mosca. La Russia appoggerà all’ONU un piano per la Libia (politico o militare, si vedrà) che comprenda un ruolo guida per l’Italia. Matrimonio d’affari. Senza bisogno della dacia, del lettone, nè delle belle russe. Tutto ciò – ha ragione Mieli-, ora che  riemerge dalle carte su Berlusconi, puzza di stantio. “Papi e le sue bambine. Portami la giornalista”, scrive il Fatto e sembra giurassico. Abbiamo banalizzato il sesso, riprodotto e sbirciato l’accoppiamento nella latrina di due ragazzi, sdoganato la violenza nel coito e il piacere del soffrire, francamente il satirismo del vecchio mister B appare patetico. C’è il reato? Sì, e allora? Accetti la gogna, scordi lo spasso da leader e torni agli affari. C’è posta,e posto, per lui

Come avrete capito, non ho voglia stamani. Volo a Parigi per discutere del mio “Caffè Amaro”, con Canonica e Lazar, alle 19 a “La libreria”. Ve ne racconterò, magari, stasera.

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