Ma le sfumature possono essere pericolose

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Anche se non si è interessati al libro e ora al film, non si può ignorare il battage intorno alle Cinquanta sfumature di grigio, considerato un fenomeno sia letterario che cinematografico, di cui senz’altro bisogna riconoscere l’efficienza dell’ottimo ufficio marketing ma poco altro. Infatti, in questo caso più ancora che in altri, ci si trova davanti ad una sproporzione evidente tra i record di vendita del libro e di biglietti staccati al cinema e la qualità effettiva delle proposte, decisamente di basso livello ad essere buoni.

Ma al di là della trama ricca di stereotipi, nata come fanfiction di Twilight (chi conosce il mondo del fandom sa che nel filone delle fanfiction, le storie scritte dai fan, spesso erotiche, c’è di molto meglio sia come scrittura che come costruzione del racconto), al di là dello stile decisamente goffo dell’autrice (alter ego della sua protagonista?), al di là del voler presentare una novità quello che non è (di letteratura e cinema erotici sono pieni biblioteche e videoteche, con prodotti di altro livelli, tra classici e moderni), al di là di un film che non sa scegliere se essere hard o per adolescenti con due interpreti decisamente imbarazzanti, ci sono alcune cose irritanti e sbagliate legate a questa operazione commerciale.

Nulla contro le pratiche sadomaso, se fatte tra adulti consenzienti, ma qui sono il pretesto per raccontare una storia a dir poco aberrante e diseducativa. Una storia in cui una ragazzotta digiuna completamente di sesso inteso anche come autoerotismo (e qui cadiamo nell’improbabile assoluto) si lascia plagiare e comprare da un ricchissimo miliardario, che prende il controllo completo non solo sulle cose che fanno insieme nell’ambito dei giochi sessuali (legittimo) ma anche in tutti gli aspetti della sua vita, visto che la cara Anastasia si trova l’auto venduta, il pc e il cellulare in dono dal riccone che li usa poi per spiarla, si sente consigliare cosa deve mangiare, di cosa deve parlare e chi deve frequentare, oltre a vedere ridimensionata la sua vita professionale. Questo non è più un gioco erotico, questo è stalking bello e buono, tanto simile a quello, secondo alcuni testimoni, che è toccato nella vita reale alla signora Elena Ceste, ex studentessa brillante e lavoratrice che seguendo le ingiunzioni del marito ha mollato tutto per trasformarsi in una casalinga chiusa in casa a sfornare figli. Un marito che oggi è sospettato di averla uccisa perché la sottomessa si stava ribellando e stava ricominciando a volere una sua vita.

E di casi di donne stalkerizzate e oppresse sono piene le cronache e non solo, in tutti i Paesi occidentali, e accanto a quelle che finiscono tragicamente ce ne sono tante nascoste e che possono degenerare, e nella vita reale non si può scherzare su questi argomenti. Chi rimane abbagliato di fronte ad auto nuove, giri in elicottero e l’aspetto opinabile del protagonista Jamie Dorman (già conte di Fersen nel Marie Antoinette di Sofia Coppola, unico caso in cui l’amante dell’ultima regina di Francia era battuto come fascino dal legittimo consorte…) dimostra forse una visione della vita superficiale e poco attenta alla realtà. Giusto voler evadere, ma ci sono dei limiti, anche solo di buon senso.

Irritante anche il tema della donna crocerossina che vuole salvare l’amato dai suoi problemi e redimerlo, pericolosissimo se applicato nella vita reale, e presentare la propensione per i giochi sadomaso del signor Grey come una conseguenza di traumi infantili è offensivo verso i bambini abusati ma anche verso gli adulti che si dedicano a queste pratiche.

Senza bigottismi, quanta gente prende e prenderà libro e film come una storiella su cui farsi magari anche qualche risata (ma c’è di meglio) o vede e vedrà in questo un’ispirazione per un grande amore e per una versione nuova del sogno sul Principe Azzurro che potrà influenzare pesantemente la sua vita? Con violenza, stalking e persecuzione non si scherza, e non se la prendano a male le fan di Mister Grey. Nella realtà, persone come lui è meglio non incontrarle.


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