La Puglia boccia le donne

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Di [Marilù Mastrogiovanni]

In Puglia la democrazia paritaria non trova asilo. Gli articoli 3 e 51 della Carta costituzionale non sono applicati compiutamente. Bocciati, come annunciato, e senza neanche essere portati al voto, gli emendamenti sulla parità di genere, frutto di un lungo percorso durato cinque anni e portato avanti dal Comitato 50/50, una rete di associazioni, tra cui Giulia giornaliste. Gli emendamenti 50/50 sono stati cassati in blocco, senza che si votasse il singolo emendamento, perché da Ignazio Zullo (presidente del gruppo di Forza Italia) è stata posta una pregiudiziale: ossia che il “pacchetto” 50/50 non si potesse votare perché il Consiglio si era già espresso in passato, tre anni fa, bocciando la proposta.

Su questo escamotage, che di fatto ha impedito che si portassero al voto i singoli emendamenti, si son trovati d’accordo, con voto segreto, 37 consiglieri, mentre 22 hanno votato “no”. Zullo ha dichiarato che la 50/50 “perché poteva consegnare la politica in mano ai poteri forti di tipo economico e criminale”.

A nulla è servito l’appello del presidente della Giunta Nichi Vendola, ad una “cessione di sovranità” dei maschi nei confronti delle donne, perché, ha affermato, “i maschi sono proprietari della politica. Una proprietà che è condizionata dai tempi della politica che penalizzano le donne”. Dal dibattito generale sugli emendamenti 50/50 sono emerse le posizioni contrarie della minoranza dagli interventi di Ignazio Zullo, Luigi Mazzei, Tommi Attanasio, Aldo Aloisi, Arnaldo Sala, Domi Lanzilotta e finanche il consigliere del Partito democratico, Michele Monno.

“Sono profondamente deluso e rammaricato dallo stop alle norme sulla rappresentanza di genere nella legge elettorale, che ha strozzato il dibattito”, così il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna. Sarebbe stato un momento esaltante di democrazia compiuta”. L’auspicio di Introna è che “il nuovo Consiglio regionale che uscirà dalle urne possa affrontare nuovamente un argomento così importante e ridurre una vera ferita della democrazia, che toglie spazi e voce ad una componente della società civile, quella femminile, che rappresenta la metà e anche più della popolazione italiana. Le donne oggi ancora una volta hanno visto retrocedere i loro diritti: sono sinceramente rattristato”.

Il Presidente Onofrio Introna ha dichiarato decadute tutte le proposte riguardanti la doppia preferenza e le liste al 50%. Nichi Vendola ha abbandonato i lavori dell’Aula. In una breve conferenza stampa ha dichiarato: “Questa legge elettorale è un mostro giuridico. Oggi il Consiglio regionale ha scritto una pagina molto brutta. Immaginare soglie di sbarramento differenziate con il 4% per i partiti che sono all’interno di una coalizione e l’8% all’esterno significa che i voti degli elettori non hanno tutti lo stesso peso. E’ una scelta per me incomprensibile”.

Magda Terrevoli, portavoce del Comitato 50/50, come unico commento a caldo ha postato sul profilo Facebook del Comitato la foto di un gruppo di donne interamente coperte, anche gli occhi, da un burqa nero.

Il percorso
Cinque anni fa è iniziato il percorso del Comitato 50/50 e la raccolta di firme, 30mila, contro le 15mila richieste per legge, per la presentazione di una legge d’iniziativa popolare che prevedesse:
– liste elettorali composte al 50% da donne e da uomini, pena l’inammissibilità delle stesse;
– la doppia preferenza di genere, una donna e un uomo.

La legge d’iniziativa popolare è stata bocciata con voto segreto dal Consiglio regionale tre anni fa.
Il Comitato ha intrapreso così l’iter “canonico”, cioè all’interno delle Commissioni, per l’inserimento degli emendamenti “50/50” all’interno della proposta di nuova legge elettorale che, per legge, deve prevedere l’abbassamento del numero dei consiglieri da 70 a 50.
Gli emendamenti sono stati discussi ma non votati perché è stata posta una pregiudiziale sull’ammissibilità al voto per il fatto che il Consiglio regionale tre anni fa aveva già bocciato la proposta.

Da giuliagiornaliste.it


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