Pronti a manifestare contro la legge sulla diffamazione e i bavagli all’informazione

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Il congresso della Federazione della stampa ha indicato in Raffaele Lorusso e Santo Della Volpe, rispettivamente il nuovo segretario e il nuovo presidente del sindacato dei giornalisti. Il primo banco di prova sarà rappresentato dalla nuova legge sulla diffamazione, in discussione alla Camera, e ormai vicina al traguardo della definitiva approvazione.

Per ora il testo resta quello approvato al Senato e che prevede multe salate, rettifiche senza possibilità di replicare ad eventuali affermazioni sbagliate,  modalità di rettifica incompatibili con i tempi della editoria on line e conseguente moltiplicazione del contenzioso, una applicazione del diritto all’oblio non bilanciata dalle esigenze del diritto di cronaca.
Per non parlare delle cosiddette “querele temerarie”, alle quali non si è voluto porre argine alcuno e che continuano ad essere scagliate contro i cronisti che hanno ancora voglia di ideare e realizzare servizi e inchieste sul malaffare e le illegalità. Nella sede della commissione giustizia della Camera sono stati depositati gli emendamenti al testo.

Alcuni, presentati da Pd, Sel, 5 Stelle, sono migliorativi: dimezzano le multe, cambiano la normativa sulla rettifica e quella sul diritto all’oblio. Nulla invece, e questo è gravissimo, sulle liti temerarie. Altri parlamentari, invece, a cominciare dai forzisti, stanno tentando di usare anche questa legge per reintrodurre i bavagli previsti dalle loro proposte sulle intercettazioni.

In questo quadro potrebbe uscirne una sorta di pari e patta, con reciproco ritiro degli emendamenti e conseguente mantenimento del testo, brutto e pericoloso, uscito dal Senato. Dal momento che, sia la precedente gestione della federazione della stampa, guidata da Franco Siddi, sia l’Ordine dei giornalisti, sia il recente congresso della Fnsi, hanno ribadito la netta contrarietà a questa ipotesi di legge, sarà ora il caso di mettere in campo tutte le possibili iniziative, prima che il testo diventi legge dello Stato.
Allo stato attuale delle cose non c’ è ragione alcuna per confidare nella “clemenza della corte”, che non ha certo nel cuore i valori racchiusi nell’articolo21 della Costituzione e solennemente richiamati anche dal presidente Mattarella.

Conoscendo e stimando, Raffaele Lo Russo e Santo Della Volpe, non abbiamo dubbio alcuno che questa sarà la prima grande battaglia di libertà nella quale decideranno di impegnare il sindacato dei giornalisti italiani.

* Fonte: “Blitz Quotidiano”


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