La sinistra torna in gioco. Caffè del 30

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Sui motivi che hanno indotto Renzi a puntare su Matterella, dando retta a Bersani e facendo uno sgarbo a Berlusconi, ho scritto ieri. Come Tommaso Apostolo i giornali per 24 ore hanno dovuto toccare le piaghe del Cristo, per vedere se Berlusconi fosse davvero infuriato e Fassina soddisfatto, e per mettere a punto i retroscena. “La mattarellata di Renzi in testa a B”, titola il Fatto. “Altro tradimento”, Libero e “Stai sereno” (Silvio) il manifesto. “Mattarella va, il patto del Nazareno vacilla”, secondo il Corriere. Più deciso il Giornale, “Renzi ha tradito”. La Stampa scrive “Mattarella più vicino al Quirinale” e Repubblica “Il Pd unito su Mattarella. Berlusconi a Renzi: così rompi il patto”.

Naturalmente non è ancora fatta. Per eleggere il Presidente servono almneo 505 voti. Il Pd sembra unanime ma i 101 di Prodi sono ancora lì, tutti acquattati nella maggioranza di Renzi. Ora come allora vogliono sempre poter governare tranquilli con la destra, restare all’ascolto dei comitati d’affare, rappresentare l’Italia “realista” contro quell’altra, pericolosa, che vorrebbe cambiare lo stato delle cose. I centristi si sentono in trappola. Berlusconi vuole  provvidenze per le sue aziende, omertà sul suo conflitto d’interesse, impunità per gli amici, ma un Presidente eletto con i voti di SEL, con Renzi che riunisce il Pd e lui “trattenuto” a Cesano Boscone, proprio non lo manda giù.

Dunque attenzione. Fra l’altro “la furbizia” renziana di non far votare il candidato dalla prima, non è detto che aiuti, Invece di provare l’unità del Pd già ieri, si dovrà attendere sabato. E sabato, Forza Italia e NCD potrebbero restare a guardare. E Grillo potrebbe calare il jolly Prodi, ora che la sinistra Pd – e fa bene – ha scelto di voler vincere, senza stravincere, e di appoggiare Mattarella. Si vedrà, ma scrive Padellaro, “se fosse il primo tempo di una partita diremmo che Matteo Renzi ha stravinto, che Silvio Berlusconi ha straperso e che il M5S non è neppure sceso in campo”.

Martedì Renzi riceve Tsipras: proverà a mantenere il profilo del fratello maggiore, il preferito di mamma Merkel, che lo sculaccia e lo incoraggia? Oppure ammetterà che i socialisti non possono più fare il pesce in barile, ma devono scegliere l’Europa, come Syriza e Podemos, e per questo pretendere un’altra Europa? Poi il decreto fiscale-vergogna varato a Natale, sarà cancellato? E la prescrizione, comoda tagliola salva corrotti, verrà cambiata? E i decreti attuativi del Jobs act, continueranno a scriverli Ichino e Sacconi? Per non dire delle ricadute dentro il Pd. I pasdaran di Renzi ieri sbandavano ubriachi: ma come? Non ci levi dalle scatole nemmeno Civati e Fassina? E metti su un Presidente la cui faccia si farà cupa quando sentirà parlare di Sindaco d’Italia, che si elegge ogni 5 anni e il resto è noia? La Jena avverte:  “Ricordatevi che il Nazareno dopo tre giorni è risorto”.

E tuttavia la mossa di Renzi ha rimesso in gioco la sinistra. Ha premiato lo sforzo unitario dei 24 senatori Pd che non hanno votato l’Italicum, mostrando quanto fosse intollerabile l’abbraccio con B. e incrinando il patto. Ha consentito a Sel di votare Luciana Castellina per poi convergere su Mattarella, con il rischio che i suoi voti risultino decisivi. Ha persino riaperto una dialettica nella famosa “rete” a 5 stelle; se è vero che dopo i candidati “idelologici”, Imposimato e Di Matteo, fanno capolino Prodi, Bersani e la voglia di contare.

Certo se non recupera un’ispirazione, la sinistra resterà una pedina nel gioco a tutto campo del Premier. Uno spiraglio però si è aperto, basta non averne paura.

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