Chi è davvero Sergio Mattarella, e perché la sua candidatura può piacere agli italiani

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Sergio Mattarella, candidato unico di Renzi e del Pd, quale dodicesimo presidente della Repubblica Italiana, nasce a Palermo il 23 luglio del 1941. Figlio di Bernardo, uno dei capi della Dc siciliana, più volte ministro e morto per un malore nell’Aula di Montecitorio, e fratello di Piersanti, presidente della Regione Sicilia ucciso il 6 gennaio 1980 da Cosa Nostra, Sergio Mattarella frequenta Azione Cattolica e Universitari cattolici, agli inizi degli anni sessanta, prima di laurearsi in Legge, per poi diventare assistente e docente universitario di Diritto Parlamentare. Militò nella Democrazia Cristiana, nella corrente che faceva capo ad Aldo Moro, e che sicuramente, in Sicilia, era schierata contro l’impero di Giulio Andreotti e dei suoi luogotenenti Vito Ciancimino e Salvo Lima.

Di Pino Salerno

Ecco i momenti chiave della sua vita politica: 6 gennaio 1980, assassinio di suo fratello Pier Santi su ordine di Cosa Nostra, e per mano – ma le carte giudiziarie non l’hanno mai provato – dei neofascisti; 1985, promuove la Primavera di Palermo con Leoluca Orlando, che era stato consigliere di suo fratello; tra il 1987 e il 1989 diventa ministro in tre diversi governi: Rapporti col Parlamento nei governi Goria e De Mita, Pubblica Istruzione nel sesto governo Andreotti; nel 1990 si dimette da ministro per la fortissima contrarietà alla legge Mammì, vera e propria sanatoria del sistema Fininvest, e del suo dominio nell’ambito della raccolta pubblicitaria nei mass media; nel 1993 è relatore della legge elettorale che il politologo Giovanni Sartori chiamerà “Mattarellum”, un misto di collegi uninominali a turno unico (75%) e di proporzionale (25%) con scorporo, con cui gli italiani voteranno nel 1994, 1996 e 2001, prima che Berlusconi e Calderoli escogitassero il “Porcellum”; nel 1996 è capogruppo dei deputati popolari, e nel 1998 diventa vicepresidente del primo governo D’Alema, e nei successivi governi D’Alema II e Amato è al dicastero della Difesa, dove abolisce, finalmente, il servizio di leva obbligatorio; nel 2007 lo ritroviamo tra gli estensori del Manifesto fondativo del Partito Democratico e nel 2011 viene eletto alla Corte Costituzionale con 572 voti, appena uno in più del quorum richiesto.

Dopo la candidatura unica del Pd a dodicesimo presidente della Repubblica, contro Sergio Mattarella si è già messa in moto la “macchina del fango” e dell’ignominia, ad opera di editorialisti di destra, e, ahinoi, di sinistra (i quotidiani Libero, Il giornale – con un editoriale fotocopia – e il Fatto stanno facendo una gara strepitosa a chi la spara più grossa). A noi, qui ed ora, basta segnalare due cose: la testimonianza di Pio La Torre, compianto comunista siciliano ucciso da Cosa Nostra, di un convegno con Piersanti Mattarella, in cui quest’ultimo concordava sulla denuncia delle connivenze della mafia col sistema agroalimentare siciliano e sul tentativo di riformare l’isola; e l’atteggiamento critico e severo di Sergio Mattarella dinanzi a Berlusconi e alla Fininvest, i nuovi padroni del sistema dell’informazione italiana, fin dal 1990 (se la Dc di allora avesse seguito opportunamente le critiche alla legge Mammì, sarebbe cambiata la storia d’Italia. Ma la Dc di allora era nelle mani del CAF, Craxi, Andreotti, Forlani). Per chi volesse approfondire: le testimonianze dei comunisti sulla “lealtà, la correttezza e l’onestà” di Pier Santi Mattarella sono contenute e conservate nell’Archivio Pio La Torre, presso la Camera dei Deputati, insieme con la preziosa sentenza del Tribunale di Palermo contro gli assassini mafiosi di Mattarella e La Torre. Inoltre, ci piace rinviare all’eccellente documentario per La grande Storia di Raitre, firmato dal giornalista di Avvenire Giovanni Grasso, dal titolo: Pier Santi Mattarella. La buona battaglia. Sulla legge Mammì e le dimissioni dei ministri della sinistra democristiana contro l’evidente favore a Berlusconi e alla Fininvest, la bibliografia è sterminata. Tuttavia, segnaliamo l’ottima sintesi di Giovanni Di Capua in Delenda Dc, Rubbettino Editore 2004.

Da jobsnews.it


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