Tra solidarietà ed indipendenza, i primi quarant’anni della Casagit

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Intitolata al suo fondatore e primo presidente, Angiolo Berti,  la Cassa autonoma di assistenza integrativa dei giornalisti Italiani ha fatto della mutualità e solidarietà fra colleghi la sua bandiera al fine di garantire a tutti gli iscritti ed ai loro familiari un’assistenza integrativa rispetto a quella del Ssn. Si contribuisce secondo il reddito ma l’assistenza è fornita a tutti in egual misura in base a ciò di cui ognuno ha bisogno.
1974 – 2014, “40 anni insieme”, a Roma fervono i preparativi per ricordarne l’anniversario. In Via Marocco, al n. 69, sede centrale della Cassa che ha articolazioni territoriali in ogni regione (le Consulte), si respira già un’atmosfera di fermento, l’emozione dell’attesa.
In programma per il 25 novembre al Teatro dei Dioscuri una Tavola rotonda dal titolo “Troppa sanità fa male” alla quale parteciperanno medici, ricercatori, amministratori pubblici, rappresentanti di Fondi e Casse sanitarie di categoria, oltre ai vertici di enti e istituti del mondo dei giornalisti italiani. L’evento celebra e suggella un percorso di condivisione e sostegno reciproco, costellato sì di conquiste ma anche di momenti difficili come quello attuale. La classe giornalistica vive uno dei periodi più bui della sua storia, a causa della crisi occupazionale che non ha risparmiato un settore etichettato in passato come “privilegiato”, per tutele e garanzie, e che oggi invece è sempre più a rischio e messo in discussione, con diritti minorati e compressi. A tutto questo si aggiunge la difficoltà complessiva del sistema editoriale che sembra imboccare nuovi percorsi, sul web e sui social network tendenti a soppiantare i sistemi canonici dell’informazione, mettendo all’angolo tv e carta stampata ma anche, purtroppo, professionalità e competenza. In questo contesto tutt’altro che roseo dunque, Casagit resiste, fronteggiando con coraggio l’emergenza. Grazie anche ad una politica lungimirante di monitoraggio costante della spesa valutato in correlazione con tutte le voci di entrata, all’adozione di attente e rigorose misure di gestione nonché all’irrobustimento dei controlli.
Ne parliamo con il presidente Daniele Cerrato.

Presidente, come tutti gli anniversari da ricordare, i 40 anni sono un felice traguardo. Visto che di bilanci vi occupate quotidianamente per assicurare anche ai giornalisti di domani un futuro di assistenza sanitaria, quale bilancio, non solo contabile, ti senti di esprimere oggi sulla Casagit?
Il bilancio più importante ha almeno due voci: la solidarietà concreta che la nostra Cassa continua ad assicurare ai colleghi e ai loro familiari e l’indipendenza che insieme al nostro Istituto di Previdenza, sostitutivo di Inps e Inail e di quello per la pensione complementare, viene garantita a chi ha il compito delicato di raccontare il Paese. Non possiamo certo “stendere la mano” per esigenze personali, sanitarie o di altra natura. Con la nascita della Casagit, 40 anni fa, il nostro sindacato unitario dimostrò una grande lungimiranza e una propensione a tutelare i giornalisti italiani su ogni fronte. Quello della salute è di certo il lato che ci vede, in certi momenti, più indifesi. La Casagit, per dirci sempre tutto, nasce nel momento del delicato passaggio dal sistema delle Mutue al Servizio sanitario nazionale. I giornalisti di allora erano economicamente più forti di oggi e questa preziosa eredità va difesa e attualizzata perché possa restare efficace per i giornalisti di oggi e di domani, anche se le condizioni generali del nostro mercato del lavoro sono decisamente cambiate.

Qual è la fotografia dell’attuale momento storico dei giornalisti italiani?
La fotografia è quella che possiamo vedere osservando gli italiani, giovani o meno giovani, con uno smartphone in mano. Tutto passa attraverso informazioni che cambiano il valore di una nostra giornata ormai in tempo reale. Un esercito di persone che, a volte anche in modo compulsivo, consulta giornali on-line, siti internet, network, ritagliandosi la “propria” informazione sulla base di interessi o desideri. Tanti input ma poche riflessioni, da sempre il valore aggiunto di un giornale da mettersi in borsa o portare sotto il braccio. Se oggi non ci fossero gli aiuti governativi all’editoria, pur ridotti drasticamente, rischieremmo di cadere a piè pari nel pensiero di poche testate. Un cambio di marcia nella nostra vita democratica quantomeno drammatico. Oggi la Casagit, ma anche l’Inpgi e il Fondo pensione complementare, inseguono tantissimi editori per ottenere i contributi dovuti, assistono impotenti al fallimento di tante aziende editoriali, raccolgono contributi sempre meno “pesanti” anche da chi un lavoro ce l’ha ma magari vive di uno stipendio ridotto per effetto di un contratto “di solidarietà” che abbassa la retribuzione a tutti per evitare licenziamenti.

La solidità di Casagit, costruita in questi anni, deve quindi fare i conti con una cornice di contesto sempre più fosca. Da qui, l’apertura a nuove ma prudenti possibilità d’investimento e la creazione di Casagitservizi s.r.l. grazie alla modifica dello Statuto. Una grande svolta
Casagitservizi srl è una Casagit che guarda “fuori” per darsi tenuta “dentro”. Nasce dall’osservazione che altri hanno fatto sulla capacità che abbiamo di dare servizi ai nostri assistiti. In pratica abbiamo messo sul mercato quello che sappiamo fare, senza mettere in gioco le riserve economiche accantonate dai giornalisti in 40 anni e che servono, evidentemente, a loro. Quello che gli americani chiamano know-how può rappresentare una risorsa per altre categorie, professionali o produttive, che vogliono crearsi una loro assistenza integrativa. Ovvio che in un momento di crisi generale anche queste iniziative possono avere tempi medi per realizzarsi ma se non creavamo lo “strumento” non avremmo mai potuto rispondere a nessuna richiesta. Sugli investimenti invece scontavamo regole vecchie di 40 anni, si parlava ancora di buoni postali o altri strumenti d’investimento davvero datati. Non ci mettiamo di sicuro a giocare in borsa, restiamo prudenti, ma con la possibilità di usare qualche leva in più per far rendere un capitale altrimenti sottoutilizzato.

Come è cambiata la Cassa in questi anni? Che impatto hanno avuto e come sono stati accolti dalla categoria i nuovi quattro profili sanitari?
La Cassa ha arricchito nel corso degli anni il suo ventaglio di prestazioni. Praticamente oggi non c’è prestazione sanitaria, sia essa di frequenza, sia cosiddetta di rischio che non abbia una tariffa per un rimborso Casagit. La crisi del settore cui accennavo prima non ci ha fatto arretrare dalle nostre garanzie, addirittura le abbiamo migliorate per i tanti meno fortunati che hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione e che oggi mantengono l’iscrizione gratis per due anni. Abbiamo seguito le esigenze di solidarietà dei tempi e quindi anche l’andamento della professione, diventata in gran parte free, libera, fatta da collaboratori indispensabili per i giornali ma anche vittime di tanti editori scorretti. Il nuovo Contratto aggiunge qualche garanzia a questi colleghi, non certo sufficiente o paragonabili a quelle del passato, ma deve essere un inizio. La Casagit ha seguito l’evoluzione da una categoria di contrattualizzati puri a quella che conta migliaia di free-lance creando tre nuovi profili, più leggeri nel contributo e ugualmente imparagonabili, per le migliori prestazioni offerte, al mercato assicurativo. Avevamo scommesso sull’obiettivo di avere 1.000 iscritti nel primo anno, abbiamo superato questa quota e i nuovi profili si sostengono senza intaccare il bilancio generale di Casagit. Fino a quando potremo reggere tutto? Fino a che avremo la forza e la capacità di comprendere il valore del nostro ruolo e volontà di adattarlo ai tempi. Fino a quando daremo il giusto peso alle eredità ricevute.

Casagit e prevenzione.
Abbiamo iniziato con lo screening contro l’Ictus, 2.500 tra colleghe e colleghi hanno partecipato a questa campagna di prevenzione in collaborazione con Alice Italia Onlus, l’associazione che raggruppa i medici specialisti in questo campo, in tutte le regioni italiane. Proseguiremo con incontri con i medici della Croce Rossa Italiana sulle manovre salvavita in caso di emergenza cardiorespiratoria o dovuta all’occlusione delle vie aeree, un boccone di traverso per capirci, per bambini e adulti. Poche nozioni che vogliamo arrivino a tutti gli iscritti. Grazie ai nostri Fiduciari queste nozioni saranno al centro di incontri realizzati da tutte le Consulte regionali. Un modo per dire che la prevenzione fa parte dei nostri compiti educativi e istituzionali, ma non può essere – come spesso di intende – un modo per riempire le sale d’aspetto di questo o quello specifico specialista. La prevenzione non è un business.

C’è la possibilità di riproporre sul tavolo della contrattazione, l’applicazione a carico degli editori del profilo più economico (il quattro) a freelance e collaboratori?
Speriamo di sì. La strada è tanto in salita ma dalla firma del Contratto, a maggio scorso, che fissa questo impegno a oggi un passo su quella strada l’abbiamo già fatto. Per i giornali del gruppo Athesis, in Veneto, è già operativa l’adesione al profilo Tre di Casagit per i collaboratori strategici, quelli ormai parte, nei fatti, delle redazioni. E’ un passo importantissimo, soprattutto se pensate che il costo di questa adesione a Casagit la sopporta l’editore.

Non si fermano i tentativi, neanche tanto malcelati, di mettere in discussione i principi-cardine del contratto giornalistico, le manovre per depotenziarlo e disapplicarlo. Eppure, il contratto è il baluardo dei diritti e dei doveri.
Se a maggio non si fosse “fermato” il Contratto (più ancora che firmato) oggi saremmo qui ad assistere alla sua scomparsa. Molti editori vorrebbero tornare alla contrattazione per gruppi editoriali, per regioni, addirittura testata per testata. Sarebbe la fine di una storia che si inizia il 17 dicembre 1911 con la prima “Convenzione d’opera giornalistica”: il primo contratto collettivo di lavoro italiano. Non è solo una carta importante per diritti e doveri dei giornalisti ma lo è altrettanto per tutti quelli che vogliono avere un’informazione libera dalle leggi di un mercato sempre a rischio di essere svilita dalle sole ragioni economiche o peggio ancora politiche.

Il bilancio 2013 si è chiuso con un attivo di poco superiore ai 2 milioni di euro. Quali sono le previsioni per il futuro?
Dopo quanto appena detto non sarei credibile se dicessi che tutto va bene e non ci sono rischi all’orizzonte. La nostra forza sta nella capacità, che adesso abbiamo, di adattarci ai tempi, di trasformare – se sarà necessario – la nostra offerta senza però stravolgerla. Avremo bilanci più difficili dell’ultimo e li avremo presto. Dobbiamo sempre tenere a mente qual è la nostra missione, la nostra storia e il nostro dovere di restare al fianco dei colleghi nei momenti in cui l’assistenza è una risorsa preziosa. Quello che serve a tutti è una via d’uscita dalla crisi dell’editoria e del Paese, non dipende solo da noi, ma noi faremo la nostra parte.

 


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