Sierra Leone, in carcere per aver dato voce alle critiche sulla gestione dell’ebola

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La storia può sembrare di poco conto, se paragonata alle migliaia di vittime che ha già prodotto la diffusione del virus dell’ebola in alcuni paesi africani. Tuttavia, indica una possibile preoccupante tendenza in una regione nella quale il diritto alla libertà d’espressione è scarsamente tutelato. A partire da maggio, alcuni governi tra cui quello della Sierra Leone hanno proclamato lo stato d’emergenza sanitario per consentire l’adozione e l’attuazione di decisioni rapide per fronteggiare l’epidemia. Fin qui, tutto bene.

Nella Sierra Leone, tuttavia, a queste misure ne sono seguite altre che hanno imposto limiti alla libertà d’espressione. David Tam Baryoh, giornalista radiofonico della Sierra Leone, è in carcere dal 3 novembre a seguito di un ordine di cattura firmato direttamente dal presidente Ernest Bai Koroma. L’accusa è pesante: incitamento. Due giorni prima, Baryoh aveva ospitato nella sua emittente Citizen FM un portavoce dell’opposizione, che aveva mosso critiche al modo in cui era stata affrontata l’epidemia e alla gestione dei fondi per l’emergenza.  Durante l’intervista, Baryoh aveva anche espresso perplessità per la decisione del presidente Koroma di candidarsi per un terzo mandato.

Baryoh era già finito sotto inchiesta a gennaio per calunnia. A maggio, il suo programma era stato sospeso per due mesi. In base alla sezione 29.17.a della Costituzione, Baryoh può rimanere in carcere a tempo indeterminato, almeno finché resta in vigore lo stato d’emergenza.  Le sue condizioni di salute hanno reso necessario il ricovero nel reparto ospedaliero della prigione della capitale Freetown.


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