Paolo VI, il beato che parla oggi dell’oggi

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Sembra una beatificazione per pochi, di un papa che alcuni chiamarono “Paolo Mesto”. Nulla di più sbagliato: Paolo VI è l’uomo che parla dell’oggi a ciascuno di noi.
Domenica: Giovanni Battisti Montini, cioè Paolo VI, sarà Beato. Un fatto irrilevante? Un rito ecclesiastico che non parla al mondo di oggi, a noi, credenti, credenti non cattolici, credenti non cristiani, non credenti? Si tratta del solito auto beatificarsi di Santa Romana Chiesa? O c’è un messaggio per l’oggi, oggi inteso come questo drammatico tempo che viviamo, il 2014 e il tempo che sta per venire?

Vediamo un po’. Era il 1964, cioè un tempo in cui quasi tutti ripetevano in coro che “non c’è salvezza fuori dalla Chiesa”. Oggi invece è un tempo in cui molti dicono che è l’ora della guerra di religione. Già allora, esattamente cinquanta anni fa, da Betlemme, Paolo VI ci parlava. Dalla Piazza della Mangiatoia rivolse Un saluto referente ” in modo del tutto particolare a chiunque professi il monoteismo e con noi renda un culto religioso al vero e unico Dio, il Dio vivente e supremo, il Dio d’Abramo, l’Altissimo, quello che un personaggio misterioso del quale le Scritture non ci dicono la genealogia Melchisédech, celebra come “Il Dio Altissimo, Creatore del cielo e della terra”. Noi istruiti dalla rivelazione sappiamo che Dio sussiste in tre Persone il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, ma celebriamo la natura divina come unica, proclamiamo l’unico Dio vivente e vero.” E concludeva rivolgendosi ai popoli che come noi adorano un Dio unico, nel nome della giustizia e della pace.

Questo nostro 2014 è anche un anno di atrocità terroristiche, frutto di errori e orrori molteplici, come tutti i terrorismi. Ma questo nostro tempo è segnato in modo angosciante dal terrorismo che devasta Iraq, Siria, Libano, Pakistan, Afghanistan, Yemen, Libia, Nigeria, Egitto e molti altri Paesi. Paolo VI seppe vedere quel che accade oggi? Di certo scrisse “agli uomini delle Brigate Rosse”:

Tutti noi dobbiamo avere timore dell’odio che degenera in vendetta, o si piega a sentimenti di avvilita disperazione. E tutti dobbiamo temere Iddio vindice dei morti senza causa e senza colpa. Uomini delle Brigate Rosse, lasciate a me, interprete di tanti vostri concittadini, la speranza che ancora nei vostri animi alberghi un vittorioso sentimento di umanità. Io ne aspetto pregando, e pur sempre amandovi, la prova.

Ma in questo nostro 2014 non ci sono solo terroristi spietati, ma anche regimi feroci, spietati. La tentazione di rovesciarli con la violenza è diffusa. Già allora Paolo VI sapeva capire, capirci, e avvertire, avvertirci, così, nella lettera enciclica Populorum Progressio:

«e tuttavia sappiamo che l’insurrezione rivoluzionaria – salvo nel caso di una tirannia evidente e prolungata che attenti gravemente ai diritti fondamentali della persona e nuoccia in modo pericoloso al bene comune del Paese – è fonte di nuove ingiustizie…» Omettiamo per brevità di ricordare che l’intellettuale che molti hanno definito “lontano”, “ascetico”, seppe vedere le nostre città odierne come noi non le abbiamo ancora capite, o cominciamo a capirle oggi, scrivendo che le città si sono capovolte, con i centri privi di residenti, ostello notturno solo di clochard, e le periferie brulicanti di nuove e vecchie ricchezze e povertà. Sì, domenica in Piazza San Pietro avrà luogo un evento che riguarda personalmente ciascuno di noi, credenti o non credenti, ma tutti uomini.

di R.C.


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