Nobel a Malala e Satyarthi: Save the Children, un giorno storico per i bambini

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“Questo è un giorno storico per i diritti dei bambini. Di quei bambini che stanno vivendo fra le guerre, soffrendo attacchi alle loro scuole e vedendo negato il diritto all’istruzione. Il Nobel dato a Malala rappresenta la voce di milioni di bambini che vogliono andare a scuola. Parliamo di almeno 50 milioni di bambine e bambini che non hanno accesso all’educazione perchè vivono in paesi in conflitto, o che diventano bersagli nelle scuole che vengono attaccate – almeno 3.600 nel 2012”, commenta Valerio Neri, Direttore Generale Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini e a promuovere i loro diritti in tutto il mondo.

“L’altro vincitore del Nobel per la Pace, l’attivista per i diritti dei bambini Kaylash Satyarthi, è un coraggioso difensore di quei bambini cinicamente sfruttati nel lavoro e vittime di traffico”, prosegue Valerio Neri, “ e ha combattuto in nome dei 168 milioni di bambini che lavorano nel mondo, dei quali 85 milioni coinvolti nelle forme peggiori. Alcuni di loro vivono anche in Italia, dove sono almeno 29.000 i minori che lavorano, a rischio di sfruttamento.”

“Questo premio è un forte messaggio a tutti noi affinché ci impegnamo coraggiosamente contro ogni violenza, discriminazione e crudeltà nei confronti dei bambini, soprattutto di quelli che lottano per i loro diritti”, prosegue Valerio Neri. “Questo riconoscimento amplifica la voce dei bambini – in particolare la loro richiesta del diritto ad avere un’istruzione – e la fa echeggiare in ogni angolo  del mondo. Malala, che ha reagito all’oppressione dell’estremismo e della discriminazione, è una grande ispirazione per tutti noi e per tutti quei bambini – in particolare le bambine – che con tutte le loro forze desiderano andare a scuola e imparare. Kaylash Satyarthi è un monito all’impegno in prima linea contro lo sfruttamento dei minori per tutti noi ”.

Save the Children sta collaborando con il Malala Fund nell’aiuto a tanti bambini profughi siriani e giordani che vivono in insediamenti informali ad Ammam e nel Nord della Giordania in condizioni di particolare disagio e vulnerabilità, a tornare a scuola.


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