L’animazione racconta le 7 Meraviglie del Mondo

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Le sette meraviglie del mondo formato cartoon. Bella sfida: reinterpretare – con l’anarchia permessa dall’animazione – monumenti e sculture in scala maiuscola, raccontandole in una manciata di minuti. L’occasione ce l’hanno avuta alcuni studenti di animazione, in un progetto (anno 2013) che ha coinvolto Supincofom Arles e MuCEM – Musée des Civilisations de l’Europe et de la Méditerranée. E che ora tutti possono divertirsi a vedere, dal momento che tutti i filmati si trovano in rete. Ottimo esempio di divulgazione fanta-archeologica, brillante e godibile senza riserve. Ecco le pillole.

Piramidi d’Egitto 

Prendiamo, per cominciare, le Piramidi d’Egitto (la piramide di Cheope?)e la direzione di Corentin Charron, Lise Corriol, Olivier Lafay, Nicolas Mrikhi (musica di Kalina Świątnicka). Cairo, 1920. Un archeologo equipaggiato di baffetto e cappello di paglia d’ordinanza, trova fra la sabbia un antico reperto egiziano. Testimone della scoperta un flemmatico quanto ruminante cammello. Lo strano oggetto munito di iscrizioni si rivela una sorta di telecomando ante-litteram, che porta in superficie l’imponente piramide sepolta sottoterra.  Incoraggiato dallo sguardo interrogativo del cammello, l’archeologo entra dentro la piramide. Inconsapevole del fatto che si troverà intrappolato in una sorta di «piramide di Rubik», azionata dal cammello stesso, che brandisce con non chalance fra i denti l’antico quanto ipertecnologico telecomando……

Tempio di Zeus a Olimpia

Non va molto meglio alle statue del Tempio di Zeus, a Olimpia: quando un topolino ignaro scala la poderosa muscolatura della statua crisoelefantina (creata da Fidia intorno al 432 a.C.) della divinità dormiente, non può certo sospettarne l’improvviso risveglio. Dal silenzio pneumatico riscaldato dalle torce del sacro tempio alla furia incontrollabile della divinità disturbata il passo è breve e non è difficile immaginare come il monumento fu distrutt…. (V secolo d.C)……Direzione: Félix Hazeaux, Thomas Nitsche, Kilian Olmos, Simon Popot, Aurélien Révelli, Caroline Tarrago

Il Mausoleo di Alicarnasso 

Colori caldi, caldissimi – da apocalisse dietro l’angolo – per raccontare il Mausoleo d’Alicarnasso, in un corpo a corpo iniziale fra la statua del satrapo e una statua leonina. E poi improvvisamente colori freddi, persino gelidi, a scortare il passo semi-claudicante della statua deturpata fino a diventare scheletrica…..scenari da incubo, grida, con toni decisamente espressionisti, e poi infine la quiete del mausoleo, a 45 metri di altezza. Team: Maël Berreur, Jeremy Fae, Ugo Pfliger, Baptiste Roy e Edward Noonan.

Il Colosso di Rodi 

Virata decisamente verso il lirico, per il Colosso di Rodi, statua del greco Titan Helios (tra il 292 e il 280 a.C), qui inabissato – con i suoi 30 metri di altezza – in un mare di sabbia. Che fa da scenario magrittiano ad un incontro forse romantico, forse no: lui/lei seguono i rumori l’uno dell’altro, entrambe esplorano il Colosso in punta di piedi, entrambe si sporgono dagli occhi della statua, entrambe scrutano l’orizzonte. Rumori metallici, rintocchi distillati, e a chiudere un’inquadratura che sembra ritagliata da De Chirico.

Direzione Geraldine Gaston, Manon Marsal, Laure Petrini, Yannick Dondi.

I giardini sospesi di Babilonia 

Una vera e propria prova di equilibrismo la offrono «I giardini di Babilonia» (voluti dal re babilonese Nabucodonosor II?): per un giovane giardiniere il compito è quello di mantenere tutti i pesi perfettamente bilanciati, ma non è facile, quando anche le statue scivolano come su una lastra di ghiaccio…..ma dove sono sospesi, i giardini di Babilonia? L’enigma resta insoluto, perché basta il movimento di uno scarafaggio, per riattivare una diabolica altalena dall’effetto domino. Diretto da Sandrine Gimenez, Alexis Magaud, Martin Neyra Thomas Saez, Georgia Noel Wolinski 

Il faro di Alessandria 

Il «faro di Alessandria» (280 a.C) – più di cento metri d’altezza –  suscita invece la curiosità impertinente di un ragazzino, che fa di tutto per penetrarne il mistero, e varcarne la soglia. Una passerella di personaggi – fra antichità e modernità – scandiscono i suoi vari tentativi di oltrepassare la porta. Alla fine sarà lui a «fare luce» nell’»aldilà», e con tutti gli onori della cronaca. Diretto da: Marie Dossetto, Quentin Dufour, Julie Evain, Hugo Leygnac, Arthur Philippe, Franck Pina.

Il tempio di Artemide a Efeso 

Incrocia la brutalità della caccia con uno spunto decisamente lirico, il Tempio di Artemide, a Efeso(realizzazione: Ghaith Al-Talli; Flora Andrivon; Florence Fargier; alentin Moriceau Raphaëlle Plantier). Un cervo insegue una foglia svolazzante che lo conduce diritto al tempio. Rumori di zoccoli amplificati dall’architettura, poi la fuga dell’animale, in una suggestiva sovrapposizione fra il bassorilievo in corsa della divinità cacciatrice e l’animale spaurito. Slittamento di piani fra rappresentazione e realtà e un finale imprevisto, a difesa della vita.

Per un approfondimento sulle 7 meraviglie del mondo: Peter A. Clayton – Martin J. Price «Le sette meraviglie del mondo», ET Saggi Einaudi, 2003


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