Abolizione del finanziamento pubblico all’editoria, Fnsi: “rischio di gravi e irrecuperabili danni per il pluralismo dell’informazione”

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“Una delegazione della Fnsi, formata dal Segretario generale, Franco Siddi, dal Presidente, Giovanni Rossi e dal Direttore, Giancarlo Tartaglia, è stata ascoltata dalla vicepresidente della Commissione Cultura della Camera, on. Flavia Piccoli Nardelli, nell’ambito delle audizioni per l’esame della proposta di legge presentata dal M5S sulla questione dell’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria. All’audizione ha partecipato anche il Sottosegretario con delega all’editoria, Luca Lotti.
Alla Commissione Cultura della Camera la Fnsi ha presentato un documento che affronta, punto per punto, i temi dell’editoria in questa fase di estrema crisi”.

Questo è il documento:

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana esprime parere negativo sulla proposta di legge n. 1990 presentata il 23 gennaio 2014 e avente ad oggetto l’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria.

L’articolo 1 della proposta intende abrogare tutte quelle norme di legge (molte delle quali di fatto già abrogate) che hanno previsto e prevedono agevolazioni tariffarie (postali e telefoniche) e contributi diretti o indiretti (agevolazioni creditizie) alla editoria giornalistica (quotidiani, periodici, agenzie di stampa, stampati o diffusi via web, nonché alle emittenti radiofoniche e televisive).
L’articolo 2 della proposta è volto a eliminare l’obbligo di pubblicazione dei bandi di gare delle amministrazioni pubbliche sui quotidiani.

Scopo della proposta vorrebbe essere quello di destinare le risorse, così rese disponibili, al finanziamento, mediante la realizzazione di progetti realizzati dai Comuni, di imprese editoriali di nuova costituzione dirette unicamente all’innovazione tecnologica e digitale e all’ingresso di giovani professionisti di età inferiore a 35 anni e freelance  nel campo dei mezzi di comunicazione.

Ad avviso della Federazione della Stampa, qualora tale provvedimento dovesse incontrare il consenso del Parlamento si verrebbero a determinare gravi e irrecuperabili danni per il pluralismo dell’informazione nel nostro Paese. E’di tutta evidenza, infatti, che i contributi e le agevolazioni per l’editoria di informazione sono andati nel tempo sempre più riducendosi. Oggi non esistono più agevolazioni tariffarie, né contributi diretti o indiretti alle aziende editoriali. I contributi diretti sono previsti esclusivamente per i quotidiani e i periodici pubblicati da cooperative di giornalisti, o espressione di minoranze linguistiche o editi da fondazioni.
Il venir meno dei contributi condannerebbe queste testate alla inevitabile chiusura (e già una trentina hanno chiuso), con grave danno per l’occupazione del settore, ma anche con grave danno per il pluralismo dell’informazione, che è un bene fondamentale per il corretto funzionamento di una sana democrazia. L’informazione non può essere considerata alla stregua di qualsiasi altra merce, né può essere integralmente sottoposta alle leggi di mercato. Lo Stato ha il dovere di garantirne il pluralismo.

Sarebbe, inoltre, estremamente pericoloso abolire, come prevede questa proposta di legge, le norme sugli ammortizzatori sociali nel settore e in particolare quelle inerenti i prepensionamenti di giornalisti e poligrafici. E’ a tutti noto come la crisi dell’editoria, che si protrae ormai da molti anni, ponga le aziende editoriali in gravi difficoltà economiche. Il calo delle vendite, la diminuzione costante degli introiti pubblicitari, dovuta alla crisi generale del Paese, la concorrenza degli strumenti informativi creati dal web (pochi organizzati in modo professionale e spesso non in grado di reggere una adeguata organizzazione del lavoro e assenza di business attendibili), hanno spinto le aziende editoriali a dichiarare stati di crisi con conseguenti esuberi di personale. La crisi sociale del settore sta assumendo proporzioni preoccupanti: migliaia di giornalisti hanno perso il lavoro nel corso degli ultimi anni e ogni anno dobbiamo registrare una contrazione dell’occupazione di 300/400 unità lavorative. La cancellazione degli ammortizzatori sociali nel settore provocherebbe perciò conseguenze devastanti.

La rete, con i social e i blogger, non copre la domanda di informazione professionale e di giornalismo esercitato secondo  i canoni etici universali.
Per tutti questi motivi è parere della Federazione della Stampa che si debba respingere la proposta di legge in esame.

Peraltro, si fa presente che la normativa in vigore, anche a seguito delle norme regolamentari approvate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, prevede che i contributi diretti alle cooperative debbano essere erogati soltanto sulla base dei costi redazionali e tipografici sostenuti e documentati, nonché sulla base delle copie effettivamente diffuse a titolo oneroso. La Fnsi ha concorso all’opera di pulizia e di trasparenza. Su questa strada si deve andare avanti.

Per quanto riguarda l’obiettivo che la proposta di legge si pone, quello di finanziare gli investimenti nell’innovazione tecnologica e l’ingresso di giovani professionisti si vuole ricordare che la legge 27 dicembre 2013 n. 147 (legge di stabilità 2014) ha previsto l’istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri di un “Fondo straordinario per gli interventi di sostegno all’editoria”, proprio con l’obiettivo di incentivare investimenti nelle imprese editoriali, anche di nuova costituzione, orientati all’innovazione tecnologica e digitale e all’ingresso di giovani professionisti nel campo dei nuovi media. La stessa legge ha previsto che con decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri è annualmente definita la ripartizione delle risorse del  predetto Fondo.

E’ di questi giorni la pubblicazione del decreto PCM (decreto Lotti), il quale destina per l’anno 2014 un importo di quasi sette milioni e mezzo di euro per incentivare gli investimenti in innovazione tecnologica e digitale, nonché, sempre nel 2014, un importo di cinquecentomila euro a favore delle imprese editoriali di nuova costituzione che presentino nuovi progetti innovativi, nonché undici milioni di euro per promuovere l’occupazione giornalistica nel settore, anche sulla base delle intese raggiunte e sottoscritte dalla Federazione della Stampa e dalla Federazione editori in sede di rinnovazione del contratto nazionale dei lavoro giornalistico.
Tutto ciò premesso la Federazione Nazionale della Stampa Italiana vuole cogliere questa occasione per richiamare nuovamente l’attenzione del legislatore sulla necessità di porre mano a interventi legislativi che, per quanto attiene il settore dell’informazione, possano garantire autonomia di risorse, riconoscimento del diritto di autore giornalistico, revisione della legislazione che regolamenta la professione giornalistica.

 

Le risorse

Intere aree del Paese, le più deboli  e le più esposte a fenomeni di illegalità, risultano non avere voci libere di informazione e di denuncia anche per povertà di risorse sul mercato. Ribadito, perciò, che il pluralismo dell’informazione rappresenta un bene fondamentale e che questo bene deve essere garantito dallo Stato, anche mediante interventi di sostegno, questa Federazione propone che, ferme restando le risorse già destinate al fondo per l’editoria, le stesse siano incrementate attraverso un prelievo, in minima percentuale, su: a) la pubblicità radiotelevisiva pubblica e privata; b) gli interventi a sostegno delle attività socio culturali delle fondazioni bancarie; c) il 5 per 1000 destinato ad attività non lucrative di carattere sociale; d) i profitti dei grandi aggregatori di rete.

In merito si sottolinea che un prelievo sul monte pubblicitario della radiotelevisione pubblica e privata darebbe una risposta seria e realistica alla questione dello squilibrio pubblicitario tra televisione e carta stampata in Italia, che ancora oggi risulta una anomalia in campo internazionale.

Basterebbe il prelievo di una modesta percentuale sulle voci sopra indicate per finanziare in termini adeguati il fondo per l’editoria che in questo modo potrebbe garantire i contributi diretti alle testate di cooperative e fondazioni, oltre che sostenere gli interventi di socialità per la lotta al precariato e al finanziamento degli ammortizzatori sociali, e finanziare il sostegno all’innovazione tecnologica e alle aziende in start up.


Diritto d’autore

In merito vogliamo porre l’accento su un fenomeno ormai largamente diffuso, che registra la riproduzione mediante fotocopiatura, con diffusione audio televisiva o con elaborazione elettronica di articoli di giornali quotidiani e periodici, attraverso la confezione di rassegne stampa, che non ha alcuna regolamentazione normativa nel quadro dell’ordinamento giuridico vigente. Questa libera utilizzazione determina un consistente danno economico sia alle aziende editrici sia ai giornalisti. E perciò assolutamente indispensabile un intervento legislativo per la regolamentazione della “utilizzazione seconda” dei materiali giornalistici a stampa, mediante una integrazione dell’articolo 65 della legge 22 aprile 1941 n. 633 del diritto d’autore, nel quale prevedere che tutti i soggetti i quali diffondono rassegne stampa elaborate e composte in proprio o tramite terzi e realizzate con fotocopiatura o con sistemi elettronici digitali di articoli di giornali o testate periodiche, cartacei audiovisivi o telematici, hanno l’obbligo di corrispondere un compenso agli autori ed agli editori degli articoli ad esse riprodotti. La definizione degli oneri e le norme di ripartizione dovrebbero essere attribuite alla Siae, d’intesa con i soggetti rappresentativi delle categorie di settore, di parte sia editoriale che giornalistica. In alternativa si potrebbe prevedere che il compenso derivante dalla reprografia sia versato integralmente o in parte all’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani (INPGI) per concorrere alla copertura degli oneri derivanti dall’applicazione delle norme sugli ammortizzatori sociali previsti dalla legge sull’editoria.


La professione giornalistica

A parere della Federazione della Stampa un intervento legislativo sull’editoria non può in alcun caso trascurare aspetti rilevanti legati all’esercizio della professione giornalistica, che è caratterizzata sempre più da un elevato ricorso a prestazioni di lavoro di natura autonoma, che non hanno tutele legislative e contrattuali. La Federazione della Stampa chiede che siano realizzati i seguenti interventi:


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