Personalismo e populismo non passano

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La politica ormai si è imbarbarita. E’ un giudizio che si sente sempre più spesso persino nelle trasmissioni televisive che si svolgono-in questo momento, almeno a prima vista, lontano da elezioni imminenti- sui vari canali, naturalmente sulla rete 3 della Rai o sulla 7 più che su altri canali. Qualcuno, di fronte agli scandali giudiziari che ormai non risparmiano nessuna regione italiana(non c’è giorno che emergano, accanto ai delitti familiari che hanno avuto, negli ultimi anni e mesi, un aumento a suo modo significativo) politici come  parlamentari e consiglieri regionali(questi ultimi chiamati a maggiori responsabilità per la composizione- ormai decisa-del nuovo Senato (approvato già, sia pure in maniera  non definitiva, dalle Camere) e imprenditori di ogni dimensione, si chiede  quando e come riusciremo ad uscire da una crisi che-oltre che economica, appare di sicuro   morale, culturale e -di necessità- anche politica.  La risposta è difficile non soltanto perché Silvio Berlusconi ancora una volta è riemerso e sembra ancora deciso a capeggiare l’ambiguo ed eterogeneo centro-destra italiano.

Certo ci sono alcuni malumori sull’ennesimo ritorno in campo dell’ormai ex cavaliere a vent’anni  ormai dal suo primo esordio in campo nel 1994 ma si è facili profeti a prevedere che nessuno, almeno da quella parte, abbia i mezzi e la volontà di contrastarlo  e forse soltanto l’attuale presidente del Consiglio, invocato ogni giorno a gran voce da giornali e canali televisivi ,potrebbe oggi come oggi tranquillizzare tutti i cittadini di serie A che sembrano crescere ad ogni ora e paventano l’arrivo al potere della coalizione di centro-sinistra. Una coalizione, peraltro, che ha nel partito democratico, guidato da Matteo Renzi, il partito di maggioranza e che-lo diciamo in tanti che pure si sentono vicini alla causa di centro-sinistra e quindi alla necessità di ricostruire l’Italia dopo un ventennio di ricostruire il Paese dopo vent’anni di populismo berlusconiano con altri contributi minori. Ebbene, una simile coalizione ha il dovere di chiarire, ancora meglio di quanto ha già fatto, il proprio programma rassicurare gli italiani sull’abolizione di tutte le leggi ad personam e ad personam, sull’urgenza di una normativa adeguata contro la dilagante corruzione politica e istituzionale, sulle condizioni delle carceri e dei carcerati, sulla lunghezza dei processi, sui diritti degli imputati e sui tempi delle sentenze.

Chi, come chi scrive, si occupa da molti decenni del fenomeno mafioso e nelle università parla proprio di questi temi nel proprio insegnamento ai giovani di questo nuovo secolo, iniziato da poco più di dieci anni, sa quanto la ricostruzione del passato passi dalla riforma del paese passi dalla riforma della giustizia e dell’informazione, dal diritto di critica anche dentro le forze politiche e parlamentari. La deriva dei partiti personali-a cominciare da Forza Italia e del Popolo della Libertà e dalla ultima, incredibile vicenda dei rimborsi ma anche dell’Italia dei Valori, ormai in fase di inarrestabile declino, e dal Movimento Cinque Stelle che ha registrato da parte del leader maximo Beppe Grillo il grottesco tentativo di eliminare al suo interno ogni forma di dissenso-è l’ultima prova evidente della grande urgenza di cambiare strada e realizzare, anzitutto, nei partiti e nelle aggregazioni politiche, economiche e culturali, le regole scritte della Costituzione democratica del 1948. O riusciremo a farlo oggi già oggi, e prima delle prossime elezioni politiche o sarà molto difficile farlo con il nuovo parlamento e con il governo che, di conseguenza, dovrebbe essere eletto. Speriamo che se ne rendano conto gli eletti e non soltanto i prossimi elettori.


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