Il premier in piena crisi d’onnipotenza sta sbagliando i suoi conti

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La corruzione è tra le cause più dannose della crisi del Paese, sicché da parte del governo non ci sarà mai protezione o comprensione per chi la compie. Mentre ci sarà gratitudine per la magistratura e le sue indagini, pur nel rispetto del principio di presunzione di non colpevolezza”. E’ questa la dichiarazione che mi sarei aspettato da Renzi, rispetto alle difficili inchieste che sta svolgendo la magistratura nei confronti dell’Eni, del consiglio regionale dell’Emilia Romagna e in tutti gli ambiti dove si annida il malaffare.Questa sarebbe stata la “svolta buona” rispetto alla malversazione affari-politica che in Italia ci ammorba da tangentopoli.

Il cambiamento verso la correttezza che viene dall’alto, come esempio per tutto il Paese di una nuova stagione di  “tolleranza zero” verso la corruzione.
E invece il premier ha detto “Gli avvisi di garanzia citofonati ai giornali non cambieranno politica ed economia”.
Cioè, i politici e i manager di nomina politica sono intoccabili. E guai alla stampa che ficca il naso nelle loro faccende.
Così Renzi piacerà sempre di più ai corrotti, che nel Paese votano per il “garantista” di turno, purché tolleri mazzette ed evasione. Ma il premier in piena crisi d’onnipotenza sta sbagliando i suoi conti. Perché la sua bolla carismatica, sempre più gonfia di arroganza, potrebbe urtare l’ago dell’opinione pubblica che si batte per la legalità.
Presidente Renzi, iniziamo ad essere stanchi di lei.
E non tolleriamo più che la corruzione distrugga l’equità sociale e soffochi gli investimenti ed il lavoro.

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