D’inchini si muore

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Una volta le riverenze appartenevano alle maschere carnascialesche, erano inchini volti esclusivamente a sfottere specie se accompagnati da: “servo vostro”. Da qualche decennio i nostri inchini, sbagliando luoghi e momenti, sono giusto esternazione pubblica di spocchiosa tracotanza oppure di bieco servilismo oltre che in proprio, sfruttando persino la potenzialità religiosa: quella più ostentata pubblicamente a cui accorrono interi paesi. Possiamo ben immaginare dunque l’effetto che fa se madonne e santi del paradiso portati in processione si prostrano sotto il balcone di mammasantissima dell’inferno per rendergli omaggio, mentre la folla tacendo si unisce e osanna. Roba da adorazione del vitello d’oro: che schifo.
Speravamo che la vergognosissima abitudine, dopo il monito di papa Fratesco, finisse o almeno si sospendesse: invece no, anzi. Alcuni detenuti hanno dichiarato che diserteranno la messa dato che il papa li ha scomunicati. In sostanza hanno dichiarato d’essere mafiosi convinti che non si pentono e, dunque implicitamente, che tali intendono restare. E’ una loro scelta, ma sembra impostata come una ritorsione nei nostri confronti. Incredibile! C’è poi da segnalare che durante la Messa un prete di Oppido  anziché esortare i fedeli ad andare in pace, li ha invitati a (ohibò!) prendere a schiaffi il giornalista del Fatto che, a seguito della porcheria di cui sopra, come gli altri  naturalmente stava lì per approfondire la notizia.

Ma porco il mondo che c’abbiamo attorno ai piedi!
Ciao Giorgio carissimo…   


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