Che noia, signora Gabanelli

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Lasciatemelo dire: che noia. Che noia l’ennesima collega che si sente investita di una “missione superiore” e spara a zero sull’azienda che la fa mangiare – piuttosto bene, anzi molto bene per altro – e sui colleghi meno famosi di lei. Che noia un’altra collega – potrebbe essere un collega – che diventa il nuovo “unto del signore”, il cavaliere – mi scuso per il maschile – senza macchia o paura, che finalmente dice al popolo tutta la verità, sputando nobilmente sul piatto di caviale che mangia. Che barba avere tra i piedi l’ennesimo profeta, la nuova maestra che ha capito tutto e tutto può spiegarci.

Capisco che la signora Gabanelli possa soffrire di una qualche forma di delirio di onnipotenza dopo essere stata candidata a furor di web alla Presidenza della Repubblica, ma suvvia: servirebbe un po’ di stile. Parlo di stile umano – il più importante – e giornalistico.

Lo stile umano richiederebbe il buon gusto di non accusare tutti i colleghi delle testate regionali della Rai di essere “schiavi del sistema”, come si diceva un tempo, partendo dall’arrogante presupposto di essere i soli integri e portatori di verità assolute. Bisognerebbe riflettere sul fatto, ad esempio, che lo stipendio non operaio i giro che si ricava dal programma che si produce viene pagato dalla Rai anche con i soldi della pubblicità, cioè degli inserzionisti. Inserzionisti che, magari, possono essere collegati in qualche modo alle malefatte che nobilmente si raccontano. Insomma, non sono certo che Milena Gabanelli sia così attenta sulla provenieneza dei molti, molti denari necessari a fare ciò che vuole. Magari invece sì e mi sto sbagliando.

Lo stile giornalistico, invece, richiederebbe la capacità di raccogliere informazioni, usandole per quello che sono, senza piegarle a supporto della propria tesi, anzi del proprio pregiudizio. I dati che la signora Gabanelli sventola negli scritti sono incompleti. Non dice, ad esempio, che gli ascolti totali del Tg regionale alle 19.30 fanno ogni giorno di quello spazio informativo uno dei telegiornali più visti in Italia. Non vorrei sbagliare: credo faccia più ascolti di Report. Questo ovviamente è solo uno dei dati possibili per capire le dinamiche dell’informazione locale, della sua utilità sociale ed economica.

Ovvio: la signora Gabanelli e’ abituata a guardare oltre, più lontano, perché dall’alto si vede di più e meglio. E certamente chi è su un piedistallo è più in alto. Le consiglierei, però, di smettere di offendere tanti colleghi che – sorprendente – lavorano con onestà e sono entusiasti di quello che fanno. Spesso lo fanno anche bene, senza rubare lo stipendio. Molti di loro, poi, nel 2011 erano in prima fila per difendere i diritti della signora Gabanelli, messi in discussione dall’azienda per rinnovare il lauto contratto.
Di “auto unti” dal signore ne ho visti tanti, ne abbiamo visti tanti. Signora Gabanelli, per favore, torni fra gli umani. Non le pare che essere giornalista sia già, di per sé, una fortuna sufficiente?

* giornalista probabilmente asservito della Tgr di Trento


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