Calabria, il cambiamento è in corso

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di Donatella Loprieno

Qualcosa sta cambiando anche in terra di Calabria  e questa è una buona notizia. Di quanto accaduto durante la processione a Oppido Mamertina, durante la messa ove il prete ha dato una interpretazione assai personale al messaggio evangelico del porgere l’altra guancia si sta parlando moltissimo. Fanno accapponare la pelle, le non troppo subdole minacce che l’amico del parroco rivolge ai giornalisti sul sagrato della Chiesa. Il tono di queste ultime rende superflua qualsiasi traduzione. È come se in quella porzione di territorio italiano, la ‘ndrangheta sentisse il bisogno di ribadire che a esercitare la sovranità (tanto temporale quanto “spirituale”) sono loro. Al maresciallo, del resto, recriminano che fino allo scorso anno nessuno si era lamentato… Di tutto ciò si parla sui maggiori quotidiani, sui social network e nei telegiornali. A parlarne sono esperti della materia, rappresentanti delle istituzioni, l’ordine dei giornalisti, semplici cittadini, uomini e donne di Chiesa e uomini e donne che non si riconoscono in quella fede e/o in nessuna fede. Soprattutto, ne stanno parlando i calabresi: sintomo, si vuole sperare, della presa di coscienza di quanto non sia “normale” che dei portantini si fermino davanti alla casa di un boss inchinandosi e omaggiandolo, forti della presunta protezione di uno dei simboli della religione cattolica, la madre di Gesù. A me che credente non sono, la sola idea che di quel simbolo si siano impossessati mafiosi di ogni sorta produce capogiri e voltastomaco.  Ora, se fino a qualche anno fa, simili atteggiamenti di deferenza erano da ascrivere all’ordine naturale delle cose, oggi, e specie dopo la forte presa di posizione del Pontefice, evidentemente non lo sono più. Oggi, a fronte di quelle sceneggiate, della volgarità delle parole del parroco e del gestaccio della signora all’uscita della Messa dobbiamo interrogarci su cosa possa mai significare per quelle persone essere cittadini e essere fedeli. Forse né cittadini, né fedeli. Non cittadini perché la cittadinanza repubblicana vuole individui consapevoli della titolarità dei diritti, propri e altrui; costruisce una cultura ove solo lo Stato può esercitare il monopolio legittimo della forza; ci rende refrattari a ogni forma di signoria territoriale. Non fedeli della confessione religiosa cattolica ove l’amore per il prossimo è per tutti i nostri prossimi e non solo per la propria famiglia di sangue e gli affiliati.

Donatella Loprieno, costituzionalista_ Università della Calabria –

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Da liberainformazione.org


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