Il direttore Generale dell’EBU scrive al Capo dello Stato: “Il decreto legge 66 crea un precedente pericoloso per il Servizio Pubblico in Europa”

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Ingrid Deltenre, Direttore Generale dell’EBU, l’organismo rappresentativo di 75 media di servizio pubblico di 56 paesi (Europa, Medio Oriente e paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo) interviene in difesa dell’autonomia della Rai con una lettera inviata al Presidente Napolitano in cui si esprime “a nome dell’organismo che rappresento, tutta la nostra preoccupazione per l’impatto del Decreto Legge n. 66 sulla RAI e, più in generale, sulla missione di Servizio Pubblico in Europa“. L’appello al Capo dello Stato – che pubblichiamo integralmente –  si conclude con l’auspicio “che questa misura, oltremodo pericolosa per il precedente che verrebbe a creare in un’Europa già provata dalla crisi economica, possa essere corretta prima della sua conversione in legge dello Stato“.

Il documento è stato reso pubblico dalla Presidenza della Commissione Parlamentare di Vigilanza; pertanto, non è da escludere che se ne parli nel corso dell’audizione odierna della Presidente Tarantola e del CdA della Rai. Già alcuni mesi fa, l’EBU aveva espresso il timore che alcuni punti del contratto di servizio 2013 – 2015, dal bollino all’esclusione dell’intrattenimento dagli obblighi del servizio pubblico potessero pregiudicarne la natura e la funzione.

In quel caso la signora Deltenre fu audita in Vigilanza e certamente il peso specifico del suo intervento  contribuì non poco a rimediare alle forzature imposte dall’allora Viceministro Catricalà. E’ auspicabile che, anche questa volta, le argomentazioni del Direttore Generale dell’EBU siano accolte con la necessaria ponderazione e diano luogo a una discussione di merito, scevra da posizioni di principio. La Rai va ripensata dalle fondamenta. Lo si può fare in pochi mesi, attraverso un’ampia e trasparente consultazione democratica che coinvolga la Rai in tutte le sue articolazioni, evitando che questo atto così importante per il servizio pubblico sia confinato in ristretti ambiti istituzionali, e magari affidato in  esclusiva all’ennesimo “comitati di saggi”.

Link alla lettera 


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