Caso Politkovskaja, arrivano le condanne. Ma le domande restano: perché Anna è stata uccisa? E chi ha pagato il gruppo di killer?

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La prima volta fu nell’estate successiva all’omicidio, nell’agosto 2008, quando con Annaviva stavamo preparando le prime iniziative per commemorare la grande giornalista. A Mosca infatti il procuratore Yuri Chaika aveva annunciato, tronfio, in televisione l’arresto di 10 persone per l’omicidio di Anna. Giustizia è fatta, mi chiesero allora, come mi chiedono adesso? No, sostenevo ieri come oggi.

Di quelle roboanti accuse poche resistettero negli anni. E poi Chaika, ex ministro della Giustizia putiniana (la divisione dei poteri non è ancora ben chiara a tutti) rispose così a chi gli chiedeva dei mandanti: “Solo chi vive fuori dalla Russia può avere avuto interesse a farla uccidere, per destabilizzare il paese”. Accuse mai provate ma che andavano a rinfocolare l’odio verso gli oligarchi (Berezovkij in primis, che si era rifugiato a Mosca dove aveva aiutato Litvinenko, l’ex spia russa – liquidata col Polonio – che accusava Putin di essere il vero colpevole dell’assassinio della Politkovskaja) e anche la crescente xenofobia.

Oggi i giudici di Mosca hanno condannato quello che è stato il gruppo di fuoco che ha eliminato la Politkovskaja, nell’ascensore di casa, il 7 ottobre del 2006. Due ergastoli per chi ha sparato (Rustam Makhmudov, a lungo latitante) e all’organizzatore del gruppo (Lom-Ali Gaitukayev, zio di Rustam). Pene dai 12 ai 14 per gli altri della banda (due fratelli del killer ceceno Ibragim e Dzhabrai, che erano stati assolti per insufficienze di prove in un processo poi annullato) e  un poliziotto, Sergei Khadzhikurbanov, che avrebbe aiutato il gruppo. Un altro agente russo ­ Dmitri Pavliuchenkov – era stato condannato a 11 anni di carcere in un processo parallelo, per aver collaborato con gli assassini.

Giustizia comunque non sarà fatta finché non verrà data risposta a queste due domande: perché la Politkovskaja è stata uccisa e chi ha pagato il gruppo di killer?Quello che la magistratura russa non ha infatti mai cercato è infatti il mandante dell’omicidio. Anna, per il suo lavoro di cronista, aveva infatti parecchi nemici (tutti in patria, a dire il vero). Ma le difficoltà che sono state frapposte alle indagini in questi anni fa supporre che chi ha ordinato l’omicidio (o quanto meno ha a lungo protetto i killer) deve essere a un buon livello della scala gerarchica del regime.

Perché hanno ucciso Anna, alla fine? Perché era una delle poche a raccontare le cose come erano e non come Putin voleva venissero raccontate. Se non l’avessero ammazzata, in questi giorni sarebbe stata sicuramente nell’Ucraina orientale. A scrivere cose diverse da quelle della propaganda del Cremlino.


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