Rai non sia usata come clava. Confronto subito per riforma

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Basta con l’uso della Rai come clava per regolamenti di conti improponibili, additando il taglio di fondi per 150 milioni come un risarcimento al Paese che soffre e le proteste contro questa manovra, che l’azienda comincia a declinare verso l’annuncio di riduzione degli organici, come un attentato alla solidarietà necessaria per risanare i conti pubblici. Intanto, anche su questo punto, forse, un po’ di approfondimento non farebbe male. E’ vero o no che quasi 4 mila persone su 13 mila dipendenti Rai stanno nelle fasce basse di stipendio che hanno diritto al bonus di 80 Euro, per finanziare il quale è stato deciso dal Governo un piano di tagli? Come in tutte le grandi aziende, ci sono ricchi e poveri e la Rai non può essere un luogo di puro esercizio di “ragionieri tagliatori” che eliminano per prima cosa posti di lavoro.
E’ possibile, invece, che la Rai possa essere fatta meglio e spendendo meno? Si ed è possibile farlo avviando una vera sfida riformista secondo i migliori esempi europei, presto, con un’operazione che qualificherebbe assai il semestre di presidenza italiana: fonti di nomina, antitrust, conflitto di interesse, riorganizzazione aziendale e nuovo piano editoriale devono stare subito in primo piano sul tavolo delle riforme e del confronto.
Sugli scioperi e sulle manifestazioni di protesta, differenze e scontri non mancano certo, ma l’apertura del sottosegretario alle comunicazioni, Antonello Giacomelli, alla discussione anticipata per il rinnovo della concessione del servizio pubblico radiotelevisivo dal 2016 e’ un segnale interessante e positivo. Occorre essere conseguenti e affrontare partendo da li un confronto serio e a tutto campo, dove verrà in evidenza chi davvero vuole riformare. L’Italia ha un’occasione per trovare, rispetto a un indirizzo governativo declinato invece oggi da ragionieri tagliatori, una svolta che la ponga all’avanguardia. La Fnsi, sindacato unitario dei giornalisti italiani, come sempre sarà dalla parte di chi voglia rifare riforme profonde che qualifichino profondamente il servizio pubblico radiotelevisivo in tutto il Paese. E per questo, con la sua caratteristica di autonomia e unità, non si farà tirare la giacca da nessuno, tantomeno da piccoli o grandi neotrasformisti che abbiamo visto in passato ben celati per preservare se stessi o che plaudevano per liste di proscrizione”.


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