Verona, aiuti un clochard? Ti becchi una multa

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Il problema dei senza fissa dimora a Verona, nelle aree del centro storico, si risolve multando chi distribuisce cibo, bevande e coperte ai clochard. L’ordinanza è stata firmata martedì scorso da Flavio Tosi (nella foto) e resterà in vigore fino al 31 ottobre 2014.  Il primo cittadino della città scaligera spiega che la misura è nata a causa della protesta dei residenti che non tolleravano più il bivacco dei senzatetto nelle aree di prestigio. Grazie a questa ordinanza associazioni e singoli cittadini, che operano per offrire questo tipo di sostegno agli indigenti nelle zone centrali della città, rischiano di pagare un’ammenda che va dai 25 fino ai 500 euro. Tosi ha tenuto a chiarire che questa non è una misura contro i meno abbienti dato che il comune ha predisposto da tempo locali adeguati dove vengono somministrati pasti ai più bisognosi. Ma non tutti i senzatetto possono usufruire di queste strutture, ogni persona che vive per strada ha una storia a sé, vite, destini, situazioni particolari mai facili e di certo non risolvibili con ordinanze che spostano un problema da una parte all’altra e che vanno a colpevolizzare chi cerca di offrire loro un aiuto.  Anche i volontari della Ronda della Carità di Verona, pur avendo una sede fuori dal centro cittadino, rischiano di essere multati. « Esprimo il mio totale stupore per l’inopportuna ordinanza del Sindaco di Verona Flavio Tosi che punirà i volontari della Ronda della Carità di Verona qualora costoro distribuiscano il cibo nel centro storico della città.» _ Queste le parole di Paolo Coccheri fondatore delle Ronde della Carità e della Solidarietà _   «Le Ronde Umanitarie sono presenti oggi in 78 città del mondo e agiscono da ben 22 anni, e mai era accaduto che nascesse un ordinanza così penalizzante per i volontari che assistono i sempre più numerosi poveri di questa bellissima città del Veneto.»

Flavio Tosi già in passato aveva emesso ordinanze particolari come quella di dotare le panchine del centro urbano di braccioli, alle estremità e al centro, per impedire alle persone di sdraiarcisi sopra o il divieto di consumare cibo all’aperto in alcune zone della città. Pur avendo sempre negato intenti razzistinel 2009 fu condannato in via definitiva a due mesi di reclusione, con sospensione della pena, dai giudici della Corte suprema di cassazione per la violazione della Legge Mancino ai danni degli individui di etnia Rom e Sinti per i fatti riguardanti la campagna di protesta  «Firma anche tu per mandare via gli zingari dalla nostra città» contro un campo nomadi abusivo.  Durante il processo di primo grado, avvenuto nel 2005, fu accusato insieme agli altri organizzatori, di averdiffuso idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale ed etnico e incitato ipubblici amministratori competenti a commettere atti di discriminazione per motivi razziali ed etnici e conseguentemente creato un concreto turbamento alla coesistenza pacifica dei vari gruppi etnici nel contesto sociale al quale il messaggio era indirizzato.


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