Sicilia. Giornalista denuncia omertà, aggredito a Modica

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Paolo Borrometi è stato assalito nella sua casa di campagna. “L’omertà è mafia”, aveva detto qualche giorno prima a I fatti vostri su Rai 2, commentando un omicidio

Il giornalista Paolo Borrometi, collaboratore dell’agenzia Agi e direttore del quotidiano online La spia, è stato picchiato il 16 aprile nella sua casa di campagna presso Modica, in provincia di Ragusa, da due uomini con il volto coperto da un passamontagna. Dopo averlo aggredito alle spalle storcendogli un braccio, l’hanno preso a calci mentre in dialetto gli dicevano di farsi gli affari suoi. Due giorni prima aveva partecipato a una trasmissione della Rai insieme alla madre di un uomo ucciso a Vittoria che sollecita gli inquirenti a scoprire i colpevoli. In quella occasione aveva denunciato il clima di omertà, ripetendo ciò che aveva scritto già qualche giorno prima in un articolo. L’aggresione a Borrometi è il 15esimo caso di minacce a giornalisti registrato in Sicilia da Ossigeno dall’inizio del 2014.

L’AGGRESSIONE – Nel pomeriggio dello scorso 16 aprile, Borrometi si trovava nella sua casa di campagna, in contrada Ricciola. “Come ogni giorno ero lì per dare da mangiare al mio cane. Stavo entrando in casa – racconta il giornalista a Ossigeno – quando due uomini con indosso il passamontagna sono spuntati alle mie spalle. Uno di loro mi ha tappato la bocca con una mano e mi ha afferrato il braccio, storcendolo e tirandolo con forza. L’altro mi ha dato un calcio alla schiena. Sono caduto per terra e ho sbattuto la faccia. Poi mi hanno dato altri calci”. A quel punto, il cane ha iniziato ad abbaiare e i due uomini sono scappati.

Poco dopo sono arrivati sul posto agenti della Squadra mobile ed i soccorritori. Probabilmente Borrometi ha subìto una frattura alla cuffia della spalla. “Ho lividi in faccia e sul corpo, e sento un male atroce dove mi hanno tirato i calci”, dice il giornalista.

LE INDAGINI SU UN OMICIDIO E LE PAROLE CONTRO L’OMERTÀ – A Borrometi i motivi dell’aggressione sembrano chiari. Qualche giorno prima, aveva raccolto l’appello della madre di Ivano Inglese, un incensurato ucciso più di un anno e mezzo fa nella campagna di Vittoria in una contrada conosciuta come luogo di omicidi del clan Carbonaro-Dominante. Il giornalista, commentando il fatto che le indagini non hanno ancora risolto il caso, si era schierato pubblicamente contro l’atmosfera di omertà che, in un articolo dell’11 aprile, ha definito “la forma mafiosa più grave”.

Da quel momento in poi il giornalista ha ricevuto telefonate minacciose. Gli hanno detto, in dialetto, le stesse parole pronunciate poi durante l’aggressione: “Fatti gli affari tuoi”. Ma Borrometi non si è spaventato.

Lunedì 14 aprile ha partecipato al programma di Rai 2 I fatti vostri insieme alla madre di Inglese. “L’omertà già di per sé è mafia. Qualcuno avrà visto qualcosa in più ed è arrivato il momento che parli”, ha detto durante la trasmissione (guarda l’intervento, a partire dal minuto 01.43.00). Due giorni dopo è stato aggredito.

“È dovere del giornalista – spiega Borrometi – cercare di tenere alta l’attenzione. Tutte le testate locali hanno parlato dell’appello della madre di Inglese, ma io sul sito vi ho dato particolare evidenza. Non ho paura e non mi faccio mettere il bavaglio, anzi scriverò sul delitto con ancora più forza”.

Lo scorso ottobre Borrometi era già stato vittima di un episodio di intimidazione, che ritiene però non legato all’aggressione di mercoledì.

SOLIDARIETÀ – Vicinanza al giornalista è stata espressa dai sindaci di Vittoria e di Modica. L’Assostampa di Ragusa, in una nota, ha definito “grave e vile” l’aggressione. Il presidente dell’Unci regionale, Leone Zingales, ha denunciato in un comunicato l’”allarmante situazione dei cronisti di provincia”. A Borrometi va anche la solidarietà di Ossigeno.

“Un giornalista dovrebbe essere libero di parlare. Credo che quando viene attaccato – dice Borrometi – si colpisce l’intera collettività. Per questo a me sembra assordante il silenzio dei rappresentanti politici nazionali di Ragusa su ciò che mi è accaduto. Fra loro, solo Marialucia Lorefice, deputata del Movimento 5 stelle, mi ha espresso solidarietà”.

DF

Da ossigenoinformazione.it

Paolo Borrometi è stato assalito nella sua casa di campagna. “L’omertà è mafia”, aveva detto qualche giorno prima a I fatti vostri su Rai 2, commentando un omicidio

 

Il giornalista Paolo Borrometi, collaboratore dell’agenzia Agi e direttore del quotidiano online La spia, è stato picchiato il 16 aprile nella sua casa di campagna presso Modica, in provincia di Ragusa, da due uomini con il volto coperto da un passamontagna. Dopo averlo aggredito alle spalle storcendogli un braccio, l’hanno preso a calci mentre in dialetto gli dicevano di farsi gli affari suoi. Due giorni prima aveva partecipato a una trasmissione della Rai insieme alla madre di un uomo ucciso a Vittoria che sollecita gli inquirenti a scoprire i colpevoli. In quella occasione aveva denunciato il clima di omertà, ripetendo ciò che aveva scritto già qualche giorno prima in un articolo. L’aggresione a Borrometi è il 15esimo caso di minacce a giornalisti registrato in Sicilia da Ossigeno dall’inizio del 2014.

L’AGGRESSIONE – Nel pomeriggio dello scorso 16 aprile, Borrometi si trovava nella sua casa di campagna, in contrada Ricciola. “Come ogni giorno ero lì per dare da mangiare al mio cane. Stavo entrando in casa – racconta il giornalista a Ossigeno – quando due uomini con indosso il passamontagna sono spuntati alle mie spalle. Uno di loro mi ha tappato la bocca con una mano e mi ha afferrato il braccio, storcendolo e tirandolo con forza. L’altro mi ha dato un calcio alla schiena. Sono caduto per terra e ho sbattuto la faccia. Poi mi hanno dato altri calci”. A quel punto, il cane ha iniziato ad abbaiare e i due uomini sono scappati.

Poco dopo sono arrivati sul posto agenti della Squadra mobile ed i soccorritori. Probabilmente Borrometi ha subìto una frattura alla cuffia della spalla. “Ho lividi in faccia e sul corpo, e sento un male atroce dove mi hanno tirato i calci”, dice il giornalista.

LE INDAGINI SU UN OMICIDIO E LE PAROLE CONTRO L’OMERTÀ – A Borrometi i motivi dell’aggressione sembrano chiari. Qualche giorno prima, aveva raccolto l’appello della madre di Ivano Inglese, un incensurato ucciso più di un anno e mezzo fa nella campagna di Vittoria in una contrada conosciuta come luogo di omicidi del clan Carbonaro-Dominante. Il giornalista, commentando il fatto che le indagini non hanno ancora risolto il caso, si era schierato pubblicamente contro l’atmosfera di omertà che, in un articolo dell’11 aprile, ha definito “la forma mafiosa più grave”.

Da quel momento in poi il giornalista ha ricevuto telefonate minacciose. Gli hanno detto, in dialetto, le stesse parole pronunciate poi durante l’aggressione: “Fatti gli affari tuoi”. Ma Borrometi non si è spaventato.

Lunedì 14 aprile ha partecipato al programma di Rai 2 I fatti vostri insieme alla madre di Inglese. “L’omertà già di per sé è mafia. Qualcuno avrà visto qualcosa in più ed è arrivato il momento che parli”, ha detto durante la trasmissione (guarda l’intervento, a partire dal minuto 01.43.00). Due giorni dopo è stato aggredito.

“È dovere del giornalista – spiega Borrometi – cercare di tenere alta l’attenzione. Tutte le testate locali hanno parlato dell’appello della madre di Inglese, ma io sul sito vi ho dato particolare evidenza. Non ho paura e non mi faccio mettere il bavaglio, anzi scriverò sul delitto con ancora più forza”.

Lo scorso ottobre Borrometi era già stato vittima di un episodio di intimidazione, che ritiene però non legato all’aggressione di mercoledì.

SOLIDARIETÀ – Vicinanza al giornalista è stata espressa dai sindaci di Vittoria e di Modica. L’Assostampa di Ragusa, in una nota, ha definito “grave e vile” l’aggressione. Il presidente dell’Unci regionale, Leone Zingales, ha denunciato in un comunicato l’”allarmante situazione dei cronisti di provincia”. A Borrometi va anche la solidarietà di Ossigeno.

“Un giornalista dovrebbe essere libero di parlare. Credo che quando viene attaccato – dice Borrometi – si colpisce l’intera collettività. Per questo a me sembra assordante il silenzio dei rappresentanti politici nazionali di Ragusa su ciò che mi è accaduto. Fra loro, solo Marialucia Lorefice, deputata del Movimento 5 stelle, mi ha espresso solidarietà”.

DF

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