#SaveAleppo. Intervista a Huda Dachan attivista italo-siriana

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E’ stata creata su facebook la pagina #SaveAleppo , questa pagina, creata dagli attivisti siriani, si sta velocemente diffondendo come l’immagine con la scritta bianca su sfondo verde che riporta l’hastag: #SaveAleppo.  Ne parliamo con Huda Dachan attivista italo-siriana.

Ciao Huda, in queste ore in rete sto vedendo il diffondersi dell’immagine #Save Aleppo, puoi dirci qualcosa a riguardo?
Save Aleppo è un grido di indignazione per aprire gli occhi al mondo su ciò che sta accadendo in Siria e in particolare ad Aleppo, città che il regime sta bombardando senza sosta; la giornata di ieri è stata un continuo buttar giù di barili esplosivi. E come sempre muoiono i civili, le persone innocenti tra cui donne e bambini. I soccorritori, persone del posto che si ritrovano a fare questo, sono costretti a vedere dei corpi straziati in un modo atroce: chi non ha subito danni fisici si trova purtroppo con ferite psicologiche gravi. E il mondo tace, si sta consumando un dramma in totale indifferenza

E’ possibile trovare qualche notizia in rete riguardo questa iniziativa?
Queste tipo di iniziative partono quasi sempre dagli attivisti dentro la Siria che si sentono abbandonati dal resto del mondo. L’uso dei social network si è rilevato uno degli strumenti più importanti in questa rivolta, a volte sono l’unico modo per far sapere al mondo cosa accade.

La situazione della popolazione siriana è drammatica anche fuori dal paese, ho visto immagini terribili di bambini e adulti che disperatamente cercavano qualcosa da mangiare, ci chiediamo se sia possibile per gli operatori umanitari intervenire sul posto?
Per gli operatori umanitari è quasi impossibile poter intervenire sul posto, per la difficoltà di raggiungere certi luoghi e proprio perché non li si vuole far entrare, ti colpisco a morte: “Non faccio certo entrare il dottore che ti curerà!” Sinceramente, riguardo la questione siriana,  ho visto anche molto poco interesse da parte delle grandi associazioni umanitarie e per i diritti umani di intervenire. E’ più facile quindi che siano operatori privati di propria singola iniziativa a rischiare ed entrare per aiutare, per esempio i medici.

Cosa possiamo fare per cercare, nel nostro piccolo, di sensibilizzare la comunità internazionale?
Cosa possiamo fare? Ognuno deve (tolgo il condizionale) usare i propri strumenti, conoscenze e abilità. Chi sa scrivere deve continuare a farlo incessantemente prendendo però le informazioni dalla gente dentro la Siria, scrivendo la verità al di là di ogni strumentalizzazione che si vuole fare della tragedia siriana. Anche se non sempre si ha la possibilità di usare i canali tradizionali come la tv e la carta stampata, bisogna comunque farlo con la potente arma di internet e “bombardare” la gente di informazioni, in qualsiasi forma: post su facebook, tweet su twitter, articoli, email, ecc. Il tutto sempre corredato dalle foto che puntualmente ci arrivano dagli attivisti dentro il paese che rischiano la vita con ogni scatto che fanno, visto che vengono intenzionalmente presi di mira dal regime che non vuole testimoni del genocidio che sta compiendo. E’ inutile dire che c’è bisogno di personale medico-sanitario, quindi chi avesse la possibilità dovrebbe provare a scendere e fornire il proprio aiuto, sapendo di rischiare la propria vita. Dobbiamo alzare la voce e cercare di smuovere le coscienze di tutti: dalle singole persone, alle istituzioni, scrivendo lettere, facendo appelli , sit-in, flash mob e manifestazioni. Diffondere l’hastag #SaveAleppo, usare l’immagine della campagna di questa pagina è importante.

Di cosa ha più bisogno in questo momento la popolazione siriana?
Servono aiuti di ogni tipo, soprattutto medicinali e strumenti medico-sanitari di cui purtroppo c’è sempre un urgente bisogno.

Vedendo alcuni video e immagini riguardo questa catastrofe e davvero difficile poter credere che stia accadendo questo nel 2014.
Infatti … poi circolano certe immagini e ti chiedi come si può ridurre un essere umano in questo stato …. e pensare ai bambini che sono costretti a vedere tutto davanti ai propri occhi: noi certe immagini o certi video possiamo scegliere di non guardarli, ma loro no, sono costretti.


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