F35: Napolitano avverte sul furore antimilitarista

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“Non possiamo sottovalutare la necessità di essere in grado di dare un concreto apporto, dove sia necessario – come già lo è stato in diversi teatri di crisi – sul piano militare”. Giorgio Napolitano sceglie l’anniversario del 25 aprile per lanciare un avvertimento sui tagli alla Difesa.

Articolo di: Angela Mauro – www.huffingtonpost.it

“Non possiamo sottovalutare la necessità di essere in grado di dare un concreto apporto, dove sia necessario – come già lo è stato in diversi teatri di crisi – sul piano militare”. Giorgio Napolitano sceglie l’anniversario del 25 aprile per lanciare un avvertimento sui tagli alla Difesa. Ma più che al governo, dove trova sponde sensibili alle sue argomentazioni, il presidente della Repubblica parla a quella campagna antimilitarista che trova la sua bandiera principale nella rinuncia all’acquisto dei cacciabombardieri Usa, F-35. E’ una campagna viva anche nel Pd: il 6 maggio prossimo il gruppo Dem alla Camera si riunirà per decidere come presentarsi in commissione Difesa il 7 maggio, quando si comincerà a votare sull’indagine conoscitiva del Parlamento sui sistemi d’arma. Il ministero di via XX Settembre punta invece a operare tagli alla luce del Libro bianco sulla Difesa che sarà pronto a fine anno.

All’indomani del colloquio con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e della firma del decreto ‘taglia Irpef’, Napolitano si concentra dunque sulle spese militari del nostro paese. E lo fa partendo proprio dalla Resistenza, che fu “una mobilitazione armata” perché “non c’era spazio per un’aspirazione inerme alla pace; l’alternativa era tra un’equivoca passività e una scelta combattente…”. Dunque, parlando dell’oggi, Napolitano avverte:

“Dobbiamo procedere – nella piena, consapevole valorizzazione delle Forze Armate che continuano a fare onore all’Italia – in un serio impegno di rinnovamento e di riforma, razionalizzando le nostre strutture e i nostri mezzi, come si è iniziato a fare con la legge in corso di attuazione, e sollecitando il massimo avanzamento di processi di integrazione al livello europeo. Potremo così soddisfare esigenze di rigore e di crescente produttività nella spesa per la Difesa, senza indulgere a decisioni sommarie che possono riflettere incomprensioni di fondo e perfino anacronistiche diffidenze verso lo strumento militare, vecchie e nuove pulsioni antimilitariste”.

Quella del presidente della Repubblica è un’impostazione non estranea al governo Renzi, pur intenzionato a tagliare sul fronte delle spese militari, ma solo dopo aver prodotto, a fine anno, un ‘Libro bianco’ della Difesa cui è assegnato il compito di rivedere tutta l’organizzazione dei nostri sistemi d’arma. Così ragionano al ministero di via XX Settembre, come lascia capire lo stesso ministro Roberta Pinotti presente alla cerimonia al Colle. “Il presidente – dice Pinotti – ha detto una cosa importante: bisogna immaginare una spesa produttiva, non tagliare qualsiasi cosa a prescindere. Il riferimento è a chi fa demagogia dicendo che tutte le spese sono inutili”. Un’argomentazione che, in tempi di forte crisi diplomatica tra occidente e Russia, trova forti riscontri ai piani alti delle istituzioni.

Ma l’impostazione immaginata al ministero e condivisa da Napolitano non coincide in tutto e per tutto con quella pensata dal gruppo Pd in Commissione Difesa alla Camera, che ha prodotto un documento molto avanzato sui tagli agli stanziamenti per F-35 e altri programmi militari. I deputati Pd si riuniscono il 6 maggio per preparare il voto in commissione, previsto il 7 maggio. In vista di queste date, da settimane si svolgono incontri tra il sottosegretario Graziano Delrio, il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini e i responsabili del dossier Difesa in Parlamento. Incontri che servono proprio a cercare una mediazione tra i piani del governo e i desiderata del Parlamento. Il primo, come ricorda in un certo senso anche Napolitano, si trova a dover rispondere all’appello di Obama che nella sua recente visita a Roma ha invitato l’Italia e ogni paese europeo a fare la propria parte, in termini di spesa militare, per la sicurezza in occidente. Il secondo vuole avere voce in capitolo sul tema, facendosi scudo del cosiddetto ‘Lodo Scanu’, la modifica voluta dal deputato Pd Gian Piero Scanu all’articolo 4 della legge di riforma della Difesa che assegna al Parlamento la facoltà di bloccare, ridimensionare o sostenere un programma di sistemi d’arma.

Se ci sarà un altro braccio di ferro sugli F-35, come quello dell’anno scorso tra il Consiglio Supremo di Difesa presieduto da Napolitano e il gruppo del Pd alla Camera, lo si vedrà solo ai primi di maggio. Per ora restano attriti sul campo, malgrado l’ultima riunione del Consiglio Supremo di Difesa, la prima con il premier Matteo Renzi, sia finita senza scintille e con la scelta di pubblicare il Libro Bianco sui sistemi d’arma.

Da perlapace.it


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