Presunzione d’indecenza. Un caffè con Travaglio

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Repubblica “Renzi alla UE : il 3% va cambiato”. Veramente non lo ha detto alla UE; al contrario due volte, alla Camera e al Senato, Renzi ieri ha ripetuto che il suo governo rispetterà il parametro del 3%. Anche se non con lo zelo di chi stava programmando – Saccomanni – un rapporto tra deficit e PIL al 2,6% per incidere sul debito. Ma Renzi ha aggiunto che il parametro del 3 è ormai “anacronistico”. Il suo discorso (che ho ascoltato in Senato e che mi è parso tutto politico) si può riassumere così. Dobbiamo cambiare (riforme istituzionali, del lavoro, dell’amministrazione, della spesa) e dobbiamo farlo per noi stessi, non perché qualcuno ce lo chieda. Abbiamo fretta, “non sono un matto che vuole correre per forza”, per recuperare forza e credibilità in modo da poter cambiare l’Europa.

Perciò è fondamentale l’operazione fiducia (gli 80 euro in busta paga a maggio per i dipendenti con redditi più bassi), è importante non considerare la spesa militare un tabù (“Il governo sospende F35”, titola la Stampa), e serve tagliare con giudizio (senza dar l’idea che si prende sempre ai soliti. Di qui la “frenata” a Cottarelli su pensioni e annuncio di licenziamenti e invece il sì immediato ai risparmi sui costi della politica e sugli stipendi dei manager). Titola il Corriere “Politica e appalti, i tagli di Renzi”.

È un approccio sbagliato? Sono solo chiacchiere? No, è un discorso politico. Si fa quel che si può, grattando alcuni decimali all’Europa, annunciando cambiamenti strutturali, recuperando risorse dove sono state spese in modo più impopolare e confortando, invece, dipendenti e ceto medio, nella speranza che torni a crescere la domanda interna. Ci sono alternative? Nel breve periodo non ne vedo. Ma se qualcuno, dalla sinistra o dalla destra, ne vede, le indichi. Evitando il benaltrismo (ben altro servirebbe!) o la lamentazione scomposta (“lei mente, perciò non le credo”).

Panico a destra. Il Giornale titola “Gli Sciacalli”. Spiega Repubblica: “Berlusconi si arrende, non è più cavaliere”. Scrivevo ieri (nel caffè scomparso) che Forza Italia è ornai un partito del 20 per cento, con un insediamento territoriale modesto e un capo azzoppato. Tuttavia, grazie all’accordo con Renzi sulla legge elettorale, in particolare grazie al premio di maggioranza al 37% e alle soglie di sbarramento per costringere tutte le frattaglie della destra a chiedergli ospitalità, Berlusconi viene ancora presentato da sondaggi e giornali come possibile vincitore della sfida politica, quando ci si arriverà. Ma a condizione che FI non faccia flop completo alle Europee. Ecco che si fa strada l’idea, disperata, di candidare PierSilvio al posto di Silvio. Bah!

Intanto Grillo fa il Berlusconi: “chi vota Pd è un coglione”. Frustrati da ogni parte d’Italia, consapevoli delle loro “piccole” evasioni fiscali, della loro passata idiozia (quando si sono fatti abbindolare dal “sogno” del tutti imprenditori, tutti ricchi, tutti felici) ora si sfogano, con un transfert da manuale, contro la politica che c’è. Insultano per vivere e ormai vivono per insultare. Al Senato le espulsioni hanno irrimediabilmente ridotto il livello del QI (Quoziente Intelligenza). Alla Taverna, persino loro, han chiesto di tacere. Ci pensa Santangelo a offendere le orecchie, tanto è pedestre e ignorante il suo eloquio. Grillo però, “mente raffinatissima” e bravo attore, cercherà – sta già cercando – di coprire con i suoi tour il “nulla sotto vuoto spinto” a cui, con Casaleggio, sta riducendo l’ex Movimento 5 Stelle.

Infine il Fatto. “Presunzione di indecenza”, così recita il titolo del fondo di Marco Travaglio. E, per una volta, gli dò ragione senza se e senza ma. Francantonio Genevose, abile democristiano, già sindaco di Messina, nipote del ministro Gullotti, monopolista del traghetto privato per Reggio Calabria, è stato raggiunto alla Camera (è deputato Pd) da un ordine di arresto. Avrebbe attinto 6 milioni di Euro dai fondi per la Formazione Professionale in Sicilia. Già la moglie e la cognata (a sua volta sposata con un deputato regionale) erano state poste agli arresti domiciliari. Che dire? Ammesso che Genovese dimostri la sua innocenza, resta il fatto che non dovrebbe trovarsi lì dov’è, né alla Camera né nel Pd. Perché non è tollerabile che a un uomo politico sia consentito di allungare le mani su di una delle più scoperte mangiatoie pubbliche, la Formazione Professionale in Sicilia. Perché è inconcepibile che un monopolista del collegamento, vitale, tra le due entità che comporranno la futura Città Metropolitana dello Stretto, possa anche essere un dirigente politico e un deputato. Per me la questione morale è, prima di tutto, questione politica. Dunque va posta in modo autonomo e indipendente dal controllo di legalità affidato al magistrato. Un partito che aspetta gli avvisi di garanzia, e poi i rinvii a giudizio e poi le condanne di primo, secondo e terzo grado merita il titolo “Presunzione di indecenza”, che Travaglio gli affibbia e che faccio mio.

Da corradinomineo.it


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