Media e censura. Anche gli Indignados spagnoli rottamati dalla stampa italiana

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Sabato scorso, a Madrid, centinaia di migliaia (forse un milione secondo alcune fonti riprese dal quotidiano francese Le Monde) di giovani, donne, anziani, pensionati, disoccupati, lavoratori in crisi, sono sfilati per le vie della città protestando contro la politica di austerità e rigore “europeista”, portata avanti dal governo di centrodestra del premier Rajoy. Molti Indignados erano partiti dalle regioni più lontane da Madrid e hanno raggiunto la capitale a piedi dopo alcune centinaia di kilometri. Una protesta all’insegna della “povertà” dei mezzi, come fossero moderni pellegrini laici che percorrevano gli ultimi 100 kilometri della via Franchigena da Sarria a Santiago di Campostela.

A due ani circa dalle manifestazioni impetuose degli Indignados, la Spagna ha risollevato la testa per chiedere “lavoro e dignità”: soprattutto, gli slogan e le scritte ripetevano l’imperativo ormai dilagante in tutto il continente, ovvero ” basta pagare il debito, no alla Troika” (Commissione Europea, FMI e BCE).

Gli anni scorsi, appena si svolgevano manifestazioni od occupazioni di piazze da parte del movimento spontaneo degli Indignati in giro per il mondo (a Wall Street, a Londra, a Madrid, a Roma, a Parigi,ecc…) non c’era un mezzo di comunicazione italiano, tradizionale o online, che non lo riprendesse e lo amplificasse. A volte, magari, anche esagerandone la portata e i probabili effetti sulla politica nazionale. Ma venivano visti come un moto spontaneo per “rottamare” gli assesti paludosi della politica di governo: un movimento anti-casta che avrebbe fatto bene al sistema paese.

Qualcuno si è poi anche impossessato di alcuni slogan e modi di agire per operare una scalata verso i palazzi del potere. Ma ecco, oggi, però  il corto-circuito mediatico italiano.

All’arrivo del “Conducator rottamatore” nelle paludate stanze di Palazzo Chigi, tutto il sistema mediatico nazionale comincia a perdere il barlume di autonomia e obiettività: si autocensura, ritorna a farsi strumento di orientamento dell’opinione pubblica più realista del re.

“Non disturbate il conducente”, insomma!

Ritornano i tempi grigi del periodo del berlusconismo imperante. Ma non è Renzi l’artefice di tutto ciò. Anzi, per Renzi è meglio un sistema dei media che svela cosa non va nella società italiana e che documenti quanto avviene di innovativo e “anti-casta” in Italia e in Europa, anziché trovarsi stampa e TV a far da pompieri.

Quello che è accaduto sabato scorso a Madrid lo si è venuto a scoprire dai grandi giornali (stampati e online) di tutta Europa. Ne hanno parlato le TV estere. Ma in Italia tutto questo è come se non fosse mai esistito. Un silenzio colposo, un’autocensura rotta solo da un pregevole servizio del TG2 la domenica a pranzo. Neppure i quotidiani online, che in qualche modo criticano il “rigore europeista alla Merkel” o l’arrembante politica futurista di Renzi, hanno avuto l’onestà professionale di riportare l’evento dell’imponente manifestazione madrilena.

E’ un brutto segnale, specie in vista della campagna elettorale per le Europee di Maggio alle porte. In una situazione di crisi profonda economica, finanziaria, sociale e culturale, mentre il nostro paese sprofonda nelle sabbie mobili della Deflazione, ben altro coraggio ci si deve attendere dai mass-media, tradizionali, digitali e online. Il rischio è di trovarsi poi con un voto scarsamente partecipato e il successo delle formazioni euroscettiche, quanto addirittura contrarie all’Unione Europea e all’Euro.

E’ attraverso la corretta informazione, la pluralità delle posizioni, l’obiettività nel riportare quanto accade nel mondo, specie a quello a noi vicino, che l’opinione pubblica può costruire il proprio intendimento, crearsi un orientamento e decidere come e per chi votare, senza farsi soggiogare dai populismi e dalla demagogia.

Se ciò viene a mancare, una nazione perde prima la sua anima e poi la sua libertà.


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