“La bella Virginia al bagno” – di Eleonora Marino

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Quanti di voi non hanno mai provato l’ebbrezza di un giro sulla giostra? Quanti dopo averle frequentate a lungo da bambini ci sono tornati anche da adulti per scoprire, stupiti, che la sensazione è sempre quella, come se il tempo improvvisamente si riavvolgesse completamente su se stesso. Un mondo destinato a sparire come tanti altri? Fagocitato come accade sempre più spesso dai ritmi veloci della vita contemporanea del mordi e fuggi? Il documentario, autoprodotto, di Eleonora Marino, “La bella Virginia al bagno”, presentato alla XIII edizione del RIFF ( Rome independent film festival) compie quest’operazione di riavvolgimento temporale partendo da una storia profondamente personale per raccontare un pezzo di mondo, quello dello spettacolo viaggiante, che da un giorno all’altro si è ritrovato a diventare altro.

Eleonora parte da se, ovvero dalla storia della propria famiglia, per tradizione fatta di artisti circensi, acrobati e giostrai ormai da diverse generazioni, e compie, con lo spettatore, un particolare salto nel tempo alla ricerca di un nonno morto quando lei era molto piccola, acrobata di fama internazionale, abituato a calcare i teatri di mezzo mondo insieme al fratello, per arrivare al Luneur lo storico luna park della capitale nato nel ’53 e chiuso improvvisamente nel 2008. Un viaggio tra giostre e tirassegno attraverso il racconto e la testimonianza viva di chi quella dimensione la vive dal di dentro, ovvero da dietro le quinte e quel mondo lo ha visto mutare in maniera radicale: dalla piazza, al centro commerciale, dalla dimensione del dritto a quella del gaggio, dal viaggio alla stanzialità.

I ricordi si intrecciano alle immagini rubate ad un presente fatto di parchi giochi affollati di gente di tutte le età e le provenienze, fino alle giostrine che popolano nei periodi festivi piazza Navona, e di immagini rubate a un passato che sembra ormai non avere più casa nell’oggi, di carri sistemati nelle diverse piazze cittadine, sedie messe fuori al sole, gente allegra che chiacchiera, scambia idee e impressioni, si riposa prima di aprire al pubblico che arriverà solo la sera per andar via a notte inoltrata. Racconti che hanno il sapore dolce, solo a tratti amaro, della nostalgia di qualcosa che è irrimediabilmente passato, quando ancora era possibile rimanere in un posto per diversi giorni e fare amicizia con gli altri, condividere uno spazio di lavoro, che immancabilmente era spazio di vita, quando i sacrifici si facevano, ma alla fine non pesavano poi così tanto, nella dimensione continua della scoperta di luoghi nuovi e diversi, ma tutti ugualmente accoglienti.

La regista sceglie tuttavia di non privilegiare l’aspetto nostalgico, inserendo aneddoti e spaccati di vita che strappano allegre risate al pubblico, visibilmente coinvolto. L’albero genealogico è una ricostruzione animata e musicata, gli spettacoli del nonno sono immagini d’epoca rubate da una vecchia pellicola 16 mm e lo stesso titolo, La bella Virginia al bagno, è la sorpresa finale… un titolo rubato a quello che era uno spettacolo di grande richiamo e successo di pubblico, quando ancora per divertirsi bastava davvero poco.


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