Giornata della memoria. Satira e Internet,
la nuova frontiera dell’antisemitismo.
Intervista a Furio Colombo

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Sono poco più di 13 milioni gli ebrei nel mondo, secondo i dati forniti dal professor Sergio Della Pergola dell’Università di Gerusalemme. Prima dell’Olocausto perpetrato nei campi di sterminio nazisti, la Shoah ebraica, nel mondo ce n’erano 16, 5 milioni e al termine della Seconda guerra mondiale la popolazione ebraica era stata ridotta a 11 milioni circa. Il revisionismo storico e il negazionismo, che imperversano soprattutto su Internet e che vengono rilanciati sotto mentite spoglie dai motori di ricerca, cercano di minimizzare le cifre, mistificando i dati con argomenti parascientifici e storiografici, apportando testimonianze e studi di sconosciuti ricercatori, facendo leva anche su analisi contraddittorie di autori a volte di origine ebraica. Ma in tempo di forte crisi economica, di abbattimento dei valori etici ed ideali, è più facile ricorrere agli “untori” per scaricare colpe che invece risiedono nelle scelte di tutti noi e nei rappresentanti politici inidonei a guidare le sorti di stati europei e non solo. Inventarsi un nemico è un metodo purtroppo sempre efficace per tacitare i malumori delle masse disorientate e intrappolate dalla disoccupazione, dalla depressione e dall’assenza di prospettive di sviluppo economico.

“E’ colpa dei banchieri ebrei”! Era un leitmotiv che serpeggiava in Germania e in gran parte d’Europa e nella stessa Russia sovietica all’indomani della Prima guerra mondiale e mentre scoppiava la grande crisi. Oggi, insieme agli “egoisti tedeschi” si indicano i “finanzieri ebrei” come i responsabili della crisi del 2008 e delle politiche assurde di rigore che stanno impoverendo decine di milioni di europei. In realtà alla base di questa grande Depressione economica ci sono le maggiori banche gestite da supermanager di religione cristiana o spesso agnostici; ci sono le contrattazioni superveloci che partono dalle capitali della Cina, dell’India, del Sudafrica e del Brasile, paesi dove la comunità ebraica è assente o non conta proprio nulla. Ma tant’è: “dagli all’ebreo” è uno sport molto praticato ancora soprattutto in Europa, dove la comunità ebraica conta all’incirca 1,2 milioni di rappresentanti su 600 milioni di abitanti dell’UE.
Altri dati statistici indicano che in Israele vivono 5,5 milioni ebrei, negli Stati Uniti circa 5,3 milioni, mentre in Europa è la Francia che conta la comunità più nutrita, tra i 490 mila e i 600 mila, se si contano i non praticanti. Ed è proprio in Francia che l’antisemitismo è più che mai vivo e si manifesta con aggressioni, profanazioni di tombe, fino alla strage del Marzo 2012 nella scuola ebraica di Tolosa, dove un giovane franco-algerino, integralista islamico, uccise 3 bambini e un insegnate-rabbino. E’ in Francia che si trovano molti esponenti del revisionismo storico che negano i dati della Shoah e dove pullulano siti internet antisemiti e si va affermando una vasta editoria satirica antisionista.

Da ultimo, il caso del comico di origini del Camerun, Dieudonné M’Bala M’Bala, che è stato censurato dalle autorità politiche e dalla magistratura per il suo spettacolo ritenuto offensivo nei confronti della religione ebraica, osceno e antisionista. Da un paio di mesi l’opinione pubblica d’oltralpe è coinvolta da questa battaglia politico-legale e, secondo alcuni sondaggi, per l’83% dei francesi Dieudonné si sta comportando male (ma l’elettorato del Fronte Nazionale, il partito di estrema destra di Marine Le Pen, si divide tra un 48% a favore e un 48% contro); il 52% è contrario a censurare i suoi spettacoli, i favorevoli raggiungono invece il 46%; mentre per il 74% la politica strumentalizza troppo questo caso e il 64% ritiene che misure restrittive del genere non servano più di tanto nella lotta contro l’antisemitismo. Una miscela di odio razziale, antisemitismo, euroscetticismo ed integralismo cattolico, che è sfociata con la manifestazione di domenica a Parigi, “Il giorno della collera” contro il presidente Hollande, nella quale spesso si sono uditi slogan contro gli ebrei, a favore del comico Dieudonné, poi sfociata in scontri con la polizia accusata di essere “al servizio degli ebrei”.
Intanto, in Italia, si fanno strada siti negazionisti camuffati da sedicenti luoghi di dibattito storiografico, insieme a profanazioni di tombe ebraiche e a provocazioni di stampo mafioso, come l’invio delle tre teste di maiali a luoghi simboli della comunità ebraica romana.

Abbiamo ascoltato l’opinione di Furio Colombo, giornalista, scrittore, già parlamentare dei DS, ex-direttore de L’Unità, editorialista de Il Fatto e autore della legge 211 del luglio del 2000, che ha istituito in Italia la commemorazione della Giornata della Memoria.

Perché ancora oggi è necessario celebrare una ricorrenza del genere?
“Dagli eventi che ci circondando e dal negazionismo rampante, dai fatti che un paese europeo della comunità come l’Ungheria può avere all’improvviso una maggioranza di estrema destra antisemita, di leggi antiebraiche e di negazione governativa dell’Olocausto, senza che l’Europa si rivolti contro, mi sembra che risponda purtroppo alla tua domanda.”

Come giudichi i fatti di Roma? Sono estemporanei o segnalano qualcosa di usuale?
“Tutto quello che accadeva nella Germania di Hitler, prima della “Notte di Cristalli”, veniva giudicato da molti, specie dagli stranieri che la visitavano, fatti realizzati da teste calde, destinati a scomparire come erano apparsi. C’è un’ampia letteratura di alta qualità che testimonia il fatto che a mano a mano che gli episodi antisemiti si allargavano era un’abitudine degli altri ad accettarli e non a scandalizzarsi o a richiedere in maniera sempre più vivace di smetterla. Tornando ai fatti di Roma, 4 ragazzotti non possono inventarsi la spedizione di 3 teste di maiali; ci vuole fantasia, organizzazione e una certa sicurezza di farla franca. E tutto questo deve preoccuparci immensamente .
Non direi mai: “vedete questo dimostra che la legge è necessaria”. Credo di poter dire con tristezza che il problema è più grande. E allora la legge 211 del luglio 2000, che allora era prevalentemente rivolta a non dimenticare il passato, almeno nella intenzione del legislatore, adesso ha più che mai senso per il presente e per il futuro.”

In Francia è scoppiato da qualche tempo il “caso” Dieudonné, il comico che attraverso la satira diffonde l’antisemitismo. E’ un fenomeno che là si va diffondendo. E’ la nuova frontiera antisionista?
“E’ quello che era già capitato e bisogna solo non fare gli ingenui su quanto è accaduto o fingendo di credere che cose del genere, così come arrivano, scompaiono da sole. Purtroppo, attecchiscono molto e, quindi, bisogna contrastarle in tutti i modi possibili e non fare del finto liberalismo. Siamo molto severi su molte cose, puniamo chi bestemmia, non vedo perché non si debba prestare la stessa attenzione a questa offesa. E quindi hanno fatto benissimo in Francia a censurare i suoi spettacoli, perché così meno persone, alcune delle quali potrebbero cascarci in pieno, non hanno visto quegli spettacoli.”

Non ti sembra che internet sia uno strumento pericoloso nel diffondere l’antisemitismo?
“Non in  quanto internet, ma in quanto esistono queste cose, circolano nelle scuole tra gli insegnanti più che tra gli studenti: come quel professore dell’Accademia delle arti di Roma, che avendo negato a una studentessa ebrea l’esistenza della Shoah è stato comunque assolto, perché non sussiste il reato. Non diamo la colpa ad internet, ma sappiamo benissimo che insieme alle utilissime indicazioni, certi motori di ricerca possono fornirti anche superstizioni pazzesche in tutte le indicazioni. Il problema è che cosa fare a livello pedagogico, politico e giuridico. Non c’è molta chiarezza sul che fare al momento, purtroppo”.

Non pensi che l’antisemitismo sia mascherato da antisionismo, ovvero che la critica allo stato di Israele nasconda un sentimento razzista contro gli ebrei?
“Non c’è dubbio. La controprova è che non si giudica sui media o si internet quanto gravi possono essere politicamente questa o quella decisione di Israele contro i palestinesi. Ad esempio, il fatto che in questo momento, mentre parliamo, sia nel Sud Sudan che nella Repubblica Centroafricana si verificano massacri di massa per motivi religiosi ed etnici, tutto questo non solleva mai ondate di furore e indignazione su internet. Però se una delle parti è israeliana, il fatto diventa gravissimo, prima di sapere quale delle due parti in causa è la vittima. Se una delle due parti è Israele, e dunque gli ebrei, scattano immediatamente tensione e attenzione come non succede in nessun altro dramma del mondo. Dunque, succede perché una delle due parti è ebrea. Quando il discorso diventa antisionista non è più politico: è il doppio negazionismo, da un parte si nega la Shoah e dall’altra l’esistenza dello stato di Israele.”


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