La Società degli Autori: Ente pubblico o SPA mascherata? L’incredibile “omaggio” agli Associati ricchi

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di Lapis

La pagina più oscura, in più di 130 anni di storia della SIAE, è quella scritta dal commissariamento, l’ennesimo degli ultimi anni, disposto dal Governo Berlusconi e “portato a termine” da quello di Mario Monti; un provvedimento fortemente “patrocinato” dalla FEM, la Federazione che raggruppa i maggiori editori musicali nazionali e internazionali.

Il mandato conferito al Commissario è stato quello di riscrivere lo Statuto, avendo riguardo anche all’apporto economico degli associati, nonché di procedere al risanamento economico finanziario della Società. Lo statuto prodotto dal commissario offende il “senso comune”: nel sistema elettorale architettato ogni associato esprime un voto per ogni euro che la SIAE raccoglie a suo favore. In altri termini ogni associato esprime un numero di voti pari al numero di euro guadagnati (ad esempio 1.000.000 di euro in diritto di autore danno diritto ad una sola persona ad un milione di voti), un’alchimia che trasforma il reddito in partecipazione azionaria: una degenerazione dell’ottocentesco voto per censo quando si poteva votare solo se si superavano le 40 lire di tasse pagate, ma se non altro ogni cittadino disponeva solo di un voto, a differenza di quanto è oggi previsto dallo Statuto SIAE.

Il risultato di una tanto “intrepida” progettazione è scontato: dove poche decine di associati (rispetto ai 100.000 che compongono la base associativa) che esprimono ciascuno milioni di voti, ha assunto il controllo della Società, ormai governata una ristretta oligarchia che ha il proprio nucleo duro nelle multinazionali e nei pochi grandi editori musicali nazionali.

E’ stata estranea alle valutazioni degli estensori del nuovo statuto la considerazione che il sistema escogitato escludeva centinaia di Autori professionisti, che hanno scritto pagine nobili della cultura nazionale. Autori della musica anche importanti ma che non possono contare su redditi esorbitanti, ma soprattutto anche i più prestigiosi Autori del Cinema e del Teatro non hanno nella “nuova” SIAE diritto di rappresentanza, se non formale.

In sostanza, si è attuata una sorta di privatizzazione “sostanziale” senza che i soci di maggioranza rischino un proprio euro nella costituzione del capitale sociale né nella connessa gestione in quanto il rischio imprenditoriale è del tutto assente. Ma è sul fronte del risanamento economico e finanziario che si è superata ogni logica e paradosso. La SIAE è stata commissariata all’inizio del 2011 in quanto gli Editori musicali avevano paralizzato le deliberazioni dell’Assemblea denunciando a fosche tinte, sia pure fondatamente, una situazione di grave squilibrio economico-finanziario dell’Ente.

Tuttavia il bilancio consuntivo 2012 (l’anno del “risanamento” realizzato dal commissario) recentemente licenziato dalla SIAE descrive una situazione in sostanziale peggioramento: la gestione caratteristica segna un passivo di più di 30 milioni di euro (sarebbe stato di circa 60 mln di euro in assenza delle “provvidenziali” plusvalenze immobiliari) , le spese aumentano nonostante i proclami di razionalizzazione verbosamente annunciati, la raccolta del diritto d’autore flette, per più del 4%, e le previsioni, contenute nella relazione al bilancio, annunciano ancora più drammatici ridimensionamenti. Soprattutto il citato bilancio dimostra inequivocabilmente l’odierna persistenza della gravità delle ragioni che avevano indotto la VII commissione della Camera nella XVI legislatura a votare l’istituzione di una commissione di indagine su un’operazione immobiliare mai sufficientemente chiarita dai vertici della SIAE, ed inoltre il “sospetto” che tale operazione non fosse a vantaggio dell’Ente è confermato dal medesimo bilancio consuntivo 2012 nel quale a fronte di un attivo di 7 milioni euro provenienti dalla gestione dei fondi immobiliari, si prevedono 16.6 milioni di euro di nuove passività imputabili ai fitti passivi.

Una situazione grave ed abnorme che non fa che confermare lo studio della Comunità Europea, allegato alla proposta di direttiva per il Diritto d’Autore, che colloca la SIAE quale fanalino di coda tra tutte le Società degli Autori della Comunità per quanto riguarda il rapporto tra costi e raccolta di diritti. Inutile dire che le inefficienze e gli sprechi sono tutti posti a piè di lista a carico degli Autori italiani, che godono di condizioni non certo paritaria ma di sicuro sfavore rispetto ai colleghi europei. C’è ne insomma ben più che a sufficienza per affermare che sulla politica incombe il dovere urgente di intervenire, con provvedimento legislativo, per correggere l’operato dei commissari che hanno realizzato una Società di autori saldamente controllata da un piccolissimo gruppo di soci “abbienti”, imprenditori più che autentici artisti, nonché per restituire la SIAE a logiche di equilibrio e democrazia violate dallo Statuto voluto dai commissari.

In ogni caso bisognerà impedire le scorribande dei “soliti ignoti”, “furbetti” che vagheggiano soluzioni infauste tipo “Alitalia” e cioè una “bad company” quale Ente pubblico e una “business company” privatizzata. Fuori perifrasi chi volesse mettere mano sul business della raccolta dei diritti dovrà essere pronto a mettere mano nel proprio portafoglio.


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