Dalla sentenza della Corte Costituzionale un colpo di freno al “riformismo”

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Pur non conoscendo ancora la motivazione della sentenza della Corte Costituzionale sull’art. 19 dello Statuto dei Lavoratori deve ritenersi che essa abbia tolto al padronato più becero un pericoloso strumento di potere.Non si poteva lasciare a Marchionne e ai suoi emuli la facoltà di classificare i sindacati ammettendoli o meno alla firma di un accordo.La decisione della Consulta si ripercuote anche sul famigerato art. 8 del cosiddetto collegato lavoro, che attribuisce grandi poteri alla contrattazione collettiva di prossimità condotta dalle rappresentanze sindacali.E’ stato dato un colpo di freno al cosiddetto riformismo che consiste nella demolizione delle garanzie conquistate dai lavoratori e nella affermazione di valori che il nuovo Papa definisce “economicistici”.Non ci meraviglierebbe che gli articoli 3 (principio di eguaglianza), 2 (solidarietà) e 39 (libertà sindacale) della nostra Costituzione, cui la Consulta ha fatto riferimento, venissero, dai berlusconiani, definiti “comunisti” come già è accaduto per l’art. 41 che tutela la libertà e la dignità dei lavoratori.


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