25 aprile. “La Costituzione
è il testamento dei caduti della Resistenza”

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Il mio 25 aprile, in un anno molto difficile per il popolo italiano che non avrebbe nulla da festeggiare, vuole essere invece nel segno della speranza per un prossimo cambiamento, come lo fu allora la Resistenza che, grazie ai partigiani, ai civili, ai militari che si rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò e preferirono essere deportati in Germania e nei campi di concentramento, diedero la Libertà all’Italia dal nazifascismo al prezzo della loro vita. La terra di Romagna è piena di cippi in ricordo di questi valorosi.

La mia giornata comincerà alla mattina nel forlivese a San Mauro Pascoli insieme ad alcuni studenti che ricorderanno il Treno della Memoria e ad alcune staffette partigiane che ricorderanno come rischiarono la loro vita per fornire di armi, viveri, soldi, ordini e documenti le brigate partigiane. A piedi con canti e suoni arriveremo a Savignano sul Rubicone dove nella piazza insieme ai sindaci delle due cittadine parlerò del valore dell’antifascismo.

L’antifascismo spesso, soprattutto negli ultimi tempi, viene percepito come politicamente “occupato”. Nelle scuole se ne parla poco, troppo poco, quando se ne parla lo si fa con imbarazzo. Molti insegnati hanno paura che venga percepito come una scelta di campo e che antifascismo sia sinonimo di altre appartenenze, dimenticando i contenuti di questa straordinaria parola che racchiude in sé: etica, morale, giustizia sociale. Viviamo in una società in profonda crisi non solo economica ma di valori e che vede in Europa la nascita di grandi focolai di fascismo, gli esempi della Grecia e dell’Ungheria sono sotto gli occhi di tutti. Nel silenzio generale dei media il 20 aprile, in due luoghi dell’Italia, a Verona e a Malnate vicino a Varese, centinaia di giovani con bandiere con la croce uncinata hanno festeggiato il compleanno del nazista Adolf Hitler.
Abbiamo bisogno del confronto, del superamento dei rispettivi limiti che invece gli schieramenti della politica, dei partiti ci obbligano a ignorare.

L’antifascismo rappresenta il bene comune. L’antifascismo è la grande bandiera sotto la quale dovrebbe stare tutto il popolo italiano. L’antifascismo è l’architrave su cui è costruita la grande volta della Costituzione. La Costituzione rappresenta il confine invalicabile a difesa della democrazia, al di là del quale il confronto diventa violenza, la difesa dell’identità si trasforma in xenofobia, la rivendicazione di diritti diventa oblio dei doveri di convivenza.
Nel pomeriggio mi trasferirò nel ravennate per la camminata sulla valle del Fiume Senio dove l’avanzata degli Alleati nel dicembre 1944 si arenò e un pugno di tedeschi li fermarono per ben quattro mesi: Lugo, Russi, Cotignola, fino a Rossetta, tra Alfonsine e Fusignano. Solo il 10 aprile 1945 i primi soldati riuscirono a varcare il fiume. Non furono militari stranieri, ma italiani, il Gruppo Cremona formato sia da truppe regolari che da partigiani dell’Umbria e della Toscana, insieme a loro i partigiani della 28a Brigata Garibaldi comandata da Bulow, Arrigo Boldrini. Tra i tanti morti civili come le famiglie Galassi e Pignatta rinchiuse nelle loro case e fatte esplodere dai nazifascisti, ricorderemo i “Martiri del Senio”, otto giovani tra i 15 e i 23 anni entrati in clandestinità nel Fronte della Gioventù per combattere il fascismo con azioni di sabotaggio e di recupero armi per la resistenza locale, furono arrestati e torturati dalle brigate nere e poi fucilati dai nazisti, i corpi furono nascosti nel fiume, tre di loro non furono mai trovati.
In conclusione della giornata ricorderò quello che disse Piero Calamandrei ai giovani milanesi nel 1955: La Costituzione è il testamento dei caduti della Resistenza.


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