Marchionne nel tunnel senza fine delle discriminazioni a catena

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Con l’ennesima minaccia –reagire con una serie di licenziamenti alle assunzioni degli iscritti Fiom disposte dalla Corte di Roma- Marchionne dimostra di essersi infilato nel tunnel senza fine delle discriminazioni a catena. Ieri ha escluso dalle assunzioni gli iscritti alla Fiom, oggi minaccia di licenziare lavoratori iscritti a sindacati diversi dalla Fiom. Alla discriminazione nelle assunzioni segue quella, anch’essa illecita, nei licenziamenti. In questo comportamento vi è una sola costante: l’aperto disprezzo della legge, della Costituzione e dei Trattati Europei, la pervicace ricerca della prova di forza, con i risultati che si sono visti e che saranno ancor peggiori in futuro. Marchionne potrà sostenere il conflitto apertosi in sede giudiziaria solo se le fondamenta del nostro ordinamento giuridico e della nostra democrazia saranno abbattute. Per il momento il persistere di quest’uomo in una linea di condotta giuridicamente suicida potrà soltanto porre una questione di responsabilità personale dell’amministratore nei confronti degli azionisti e dei creditori. Ma delle personali fortune del signor Marchionne i cittadini italiani non hanno ragione di preoccuparsi. Motivi di fondata preoccupazione hanno invece i contribuenti, che potranno essere chiamati ancora una volta a fronteggiare le macerie economiche e sociali di un tracollo dell’industria automobilistica.


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