Politiche di austerità, il parere degli economisti

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Il governo ha tagliato le stime di crescita del Pil, che nel 2012 si attesterà al -2,4% e nel 2013 sarà pari a -0,2%.  Nel 2014-2015, invece, è prevista una crescita rispettivamente dell’1,1 per cento e dell’1,3 per cento grazie all’aumento della domanda interna ed esterna,  per gli effetti positivi delle riforme strutturali finalizzati a rilanciare l’economia.
Analizzando  i dati dalla Banca d’Italia diffusi nel rapporto “Economia in breve” , del settembre 2012, queste stime sembrano però ottimistiche.

Il Pil è diminuito del 3,3% nel primo e secondo  trimestre 2012. Gli investimenti hanno fatto registrare un crollo  del -13,5% nel primo  trimestre 2012 e del -9% nel secondo trimestre. La spesa per consumi delle famiglie ha subito una variazione del -4,5 % nel primo trimestre e del  -4% nel secondo trimestre. Le esportazioni che, nel 2011 sono cresciute del 5,6%, nel primo trimestre 2012 sono diminuite del 2,2% e nel secondo trimestre hanno fatto registrare un aumento solo dell’ 1%.
E’ da rilevare che gli economisti keynesiani, in particolare i premi Nobel Stiglitz e Krugman, hanno da tempo lanciato l’allarme sulla pericolosità delle politiche di austerità in un periodo di crisi,  perché alimentano la recessione e portano al tracollo i paesi, mentre non c’è alcuna austerità espansiva.
Krugman, nel manifesto per il buon senso in economia, pubblicato dal Financial Times nel giugno 2012, sottolinea come l’esperienza passata non contiene nessun caso in cui i tagli di bilancio abbiano effettivamente generato un aumento dell’attività economica. Il FMI ha studiato 173 casi di tagli di bilancio dei singoli paesi e ha scoperto che il risultato coerente è la contrazione dell’ economia (http://keynesblog.com/2012/06/28/lausterita-e-smentita-dai-fatti-il-manifesto-di-krugman-per-il-buon-senso-in-economia/).

Nell’ultima intervista  pubblicata nei giorni scorsi da “Le Nouvel Observateur” Stiglitz afferma che limitare il disavanzo strutturale, come previsto dai trattati europei, funziona quando si è in piena occupazione, ma non quando si è in una fase di recessione. Il grande errore degli europei, e della Germania in primo luogo, è che fanno  una diagnosi sbagliata del problema. Essi credono che la crisi derivi da un aumento eccessivo della spesa pubblica. Ma l’Irlanda e la Spagna prima della crisi erano in surplus . Non sono state quindi le eccessive spese a mandarle a fondo. Secondo Stiglitz è  irresponsabile cercare di avere un bilancio in pareggio o addirittura un disavanzo strutturale al 3% in una economia debole.  E’ meglio pertanto uscire dall’euro se non si riesce a riformarlo, anziché seguire politiche di austerità suicide. (http://keynesblog.com/2012/09/20/stiglitz-a-tutto-campo-se-non-si-puo-riformare-meglio-la-fine-delleuro/).


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