Chiude anche l’ICBSA. A rischio la “memoria sonora” del paese

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Che il nostro fosse un paese non particolarmente legato alla memoria e alla sua conservazione lo avevamo capito da un bel pezzo… basti guardare le condizioni in cui versano numerosi monumenti e siti archeologici per rendersene conto… ma che ancora una volta a causa dei tagli i primi a farne le spese siano sempre e comunque i nostri beni culturali, questo magari avremmo preferito non sentirlo.
La notizia passata in sordina in un primo momento e arrivata d’improvviso all’insaputa dei diretti interessati è stata rilanciata abbondantemente in questi giorni da diversi media: l’Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi (ICBSA) a breve chiuderà i battenti. A deciderlo un piccolo comma contenuto all’interno del decreto legge 95 del 6 luglio 2012, ovvero lo “spending review”. Succede così che uno storico istituto italiano, la vecchia Discoteca statale nata nel 1928 e con all’attivo un patrimonio sonoro e audiovisivo di circa 500.000 supporti ( testimonianze della nostra storia più recente, voci originali, e un vasto repertorio musicale) sia costretto a chiudere i battenti perchè: da qualche parte bisognerà pur tagliare…

Il dettaglio che appare quanto meno strano e fa sollevare il popolo della rete e il mondo della cultura è però che si vada a tagliare su un istituto che percepiva un finanziamento già esiguo e legato alla pura sussistenza ( 450mila euro, riporta oggi il quotidiano il Manifesto) e che non è noto per sprechi di sorta. Non si capacitano i dipendenti, non si capacitano i firmatari dell’appello che in questi giorni sta facendo il giro della rete e che quotidiani come l’Unità hanno rilanciato: “ Perché nel testo di un dispositivo legislativo finalizzato a reali risparmi a livello nazionale viene espressamente nominato un Istituto storico, unico nel nostro paese, che non ha auto blu, non effettua alcuno spreco di denaro pubblico, con un budget ridotto a livelli di sussistenza?” A questa domanda ne fanno seguito molte altre rimaste al momento senza una risposta.

La certezza è che, stando al decreto… “le funzioni e i compiti, nonché le risorse di personale, finanziarie e strumentali, dell’Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi sono trasferite alla competente Direzione generale del Ministero per i beni e le attività culturali”.
E da qui sorge l’altro interrogativo: “ Chi e come assolverà ai compiti di tutela e valorizzazione del patrimonio sonoro ed audiovisivo vista la soppressione dell’Istituto e la legittima vocazione cinematografica del nuovo Istituto Centrale?”
A prendere le difese dell’Istituto anche l’Idv: “Il Ministro Ornaghi ci ripensi- sostiene in una nota il Capogruppo dell’Italia dei Valori in Commissione Cultura al Senato, Fabio Giambrone- continueremo a denunciare con forza questo scandalo e presenteremo delle proposte emendative all’articolo 12 del decreto per salvare l’Istituto, i dipendenti e i suoi beni”.

Leggi il testo dell’appello

Per firmare l’appello basta inviare una mail a nonchiudiamoicbsa@yahoo.it


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