Caro papa’, i tuoi viziati debiti te li paghi tu!

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Per capire il dramma che rappresenteranno il Pareggio di Bilancio e il Fiscal Compact, credo che sia opportuno fare un esempio con un comune bilancio domestico, solo per dare l’idea, senza la pretesa di realizzare perfetti calcoli matematici. Ora, poniamo il caso di una famiglia con un reddito di 20 mila € annui e molto indebitata; situazione che sicuramente rispecchia milioni di famiglie medie europee. Essa, ad esempio, in 20 anni ha accumulato 100 mila € di debito tra capitale e interessi. Significa quindi che s’è indebitata grosso modo di 5 mila € annui (tralasciamo il calcolo preciso degli interessi composti), cioè del 25 % in più delle sue entrate (l’Italia ha un rapporto Deficit/PIL di circa il 125 %). E’ importante precisare che queste 5 mila € di debito annuo al povero padre di famiglia sono servite soltanto per assicurare alla sua famiglia un tenore dignitoso, essendosi visto contrarre sempre più il potere di acquisto del suo salario, senza alcun intento di spenderli per beni voluttuari.

Ora poniamo ancora il caso che questo padre di famiglia è obbligato per legge a pareggiare il suo bilancio domestico, cioè, semplificando, a portare a non più del 3 % il suo disavanzo e a ridurre del 40 % il suo debito in 20 anni. Dunque potrà indebitarsi solo di 600 € l’anno invece di 5 mila €, e pagare 2 mila € l’anno per ridurre di 40 mila € il suo debito in 20 anni. Significa che da una disponibilità di circa 19 mila € annui (dovendo sottrarre ai 25 mila € gli interessi al 6 % circa sul debito di 100 mila €, pressappoco  il rendimento attuale dei BTP), di colpo deve passare a una disponibilità di 12,6 mila €.

Una bella batosta! Sì, ogni anno pagherà qualcosa meno di interessi riducendo il debito, ma la immediata ridotta disponibilità finanziaria farà sentire subito gli effetti depressivi sull’economia domestica di questo sfortunato padre di famiglia, alla quale intendeva assicurare un tenore di vita dignitoso. Ciò purtroppo poteva farlo solo indebitandosi, dato che una serie di premeditate congiunture economiche/finanziarie/politiche degli ultimi 30 anni (la funesta economia del debito) lo obbligava a ciò, con i redditi sempre meno adeguati al crescente carovita. Tutto ciò a beneficio d’un sempre più spropositato arricchimento di pochi detentori d’un sempre maggiore potere economico/finanziario.

E’ ovvio che qualsiasi padre di famiglia assennato eviterebbe di ricorrere sempre più al credito. Da alcuni decenni però si sa che non è più una scelta delle famiglie l’indebitamento sistematico/istituzionale, ma una impellente necessità, purtroppo sempre più rivolta ai beni di prima necessità. Oramai da tempo i beni voluttuari sono banditi dalle indebitate economie domestiche di mezzo mondo. Adesso questo premuroso padre dovrà tagliare parecchie cose, ma suo tragico il dilemma è: quali cose? Via un’auto? Via la moto? Via le vacanze? Via pizzerie, ristoranti, cinema e teatro? E peggio ancora: Via la palestra, l’istruzione e il futuro per i figli? Comprenderete che questo padre di famiglia dovrà fare delle scelte molto difficili!

Uscendo ora dal parallelismo domestico, il Pareggio di Bilancio e il Fiscal Compact adottati dagli Stati si riveleranno altrettanto disastrosi per i popoli. I tagli necessari per rispettare questi nuovi parametri li subiranno le famiglie poiché, e già si vede ovunque in Europa, le misure di rigore colpiscono e colpiranno linearmente scuola, sanità, welfare e servizi vari, infrastrutture e ricerca, e quant’altro serve per assicurare una buona qualità della vita e la crescita economica. Economisti statunitensi di primo livello hanno ricordato al Presidente Obama i rischi di tremende recessioni nell’introdurre parametri così rigidi e obbligatori.

Un padre di famiglia che si indebita nella saggia prospettiva di migliorare il tenore di vita della propria famiglia, investendo in attività che determinano crescita economica e decoro familiare nel medio e lungo tempo, sicuramente è un buon padre; se invece lo fa per garantirsi nell’immediato vizi e stravizi, certamente non lo è. E le politiche economiche realmente democratiche dovrebbero consentirgli, semmai, d’indebitarsi non unicamente per potere sopravvivere, com’è oggi, ma proprio per elevare la propria condizione. Parimenti, uno Stato realmente “illuminato”, se mai dovesse indebitarsi, dovrebbe farlo per assicurare a tutti i propri cittadini pari dignità e pari opportunità e qualità della vita, e per tutti divenire motivo di orgoglio d’appartenervi. Se invece lo fa per mantenere un sistema politico clientelare e corrotto, che a sua volta serve per autoperpetuarsi e per conservare immorali privilegi di casta che mortificano quei padri di famiglia costretti a stringere sempre più la cinghia (mentre la casta sposta i buchi per allargarla, tanto s’ingozzano!), allora è uno sventurato, squallido Stato privo di moralità.

In Italia in meno di 40 anni il Debito Pubblico è lievitato dal 70 % all’attuale 126 %. La DC lo portò al 70 %; Craxi durante i suoi governi lo fece balzare dal 70 al 90 %; con Berlusconi, e con i più brevi e relativamente più sobri governi di Prodi (e con Monti negli ultimi 9 mesi), è schizzato all’attuale 126 %. Non pare però che tale Debito lo abbiano speso con assennata lungimiranza nei confronti del futuro degli italiani, e soprattutto in maniera moralmente ed eticamente corretta! Tutt’altro, ed è una constatazione sotto gli occhi di tutti che non siamo affatto messi bene, da tutti i punti di vista! La generale crisi ha soltanto acuito il cronico malessere italico.

Invertendo ancora una volta il parallelismo, i figli di quel padre di famiglia che s’è indebitato irresponsabilmente per assicurare a se stesso solo stravizi e beni voluttuari (auto di lusso, yacht, ville, ecc.) e li lascia sul lastrico, pensate che vorranno pagare il suo debito? Reinvertendo il paragone: La DC s’è dissolta da tempo, Craxi è morto, Prodi è fuori dai giochi politici e Berlusconi al momento non governa. Monti poi, che non è stato eletto e quindi non ritiene di dovere dare conto ai cittadini ma solo al mercato, a mio avviso lo sta facendo malissimo giacché non sta puntando affatto sulla crescita, ma solo ossessivamente sul non equo rigore. Il Debito è continuato a salire, la recessione è in atto e lo spread ha sempre la “febbre” molto alta. Allora questo maledetto debito chi lo pagherà? Sembra una domanda senza via d’uscita. Invece credo che potrebbe esserci. Quale? Intanto varare subito una legge elettorale che rimetta al centro le persone da eleggere e non le segreterie dei partiti, per una reale rappresentanza politica. Poi fare delle leggi serie ed efficaci contro la corruzione e l’evasione fiscale, che insieme deprimono il PIL di circa il 13 %. Infine, ridistribuire equamente la ricchezza, togliere a chi ha troppo e dare a chi ha troppo poco.

Per i fedelissimi dell’iperliberismo ciò sarà populismo troppo scontato, banale. Io direi che è quasi elementare, e non Watson, bensì Robin Hood! Potendo però spendere tutti in modo dignitoso, mi pare davvero elementare capire che l’economia ripartirebbe immediatamente, che il PIL crescerebbe e diminuirebbero di conseguenza il Deficit, il Debito Pubblico e gli interessi da pagare su di esso. Già, caro papà, i tuoi vizi non li vogliamo affatto pagare noi, e adesso lascia fare a noi! In Spagna ora dicono: Que son màs! Noi siamo di più!


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