Rosy Mauro, la Lega e quell’Italia populista per nulla cambiata

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Su una cosa si può giurare in Italia senza timore di sbagliare. Gli uomini e le donne del bel paese hanno le dimissioni quasi impossibili e se si scommette, come ho fatto ieri distratto con un amico, sul passo indietro di Rosy Mauro…

– tuttora difficile a credersi – vicepresidente del Senato della Repubblica, si vince senza nessuna difficoltà.
Se Roberto Maroni diverrà l’erede del bossimo leghista
(la cosa è probabile ma purtroppo già si parla di Roberto Cota, presidente regionale del Piemonte semileghista, come terzo uomo del grottesco triumvirato di Pontida) c’è da scommettere che la Nera, povera di competenze culturali, sarà espulsa a furor di popolo dal movimento che a Bergamo si è munita di robuste scope color pisello.

Consentiteci di aver qualche dubbio sul fatto che le cose vadano proprio così ma non c’è dubbio – come ha sostenuto in passato il leader del PD, Massimo D’Alema,che possa succedere persino così. Resta il fatto, a mio avviso, che il matrimonio tra Lega e PDL possa ricomporsi perché troppo diversi sono i due partiti (o presunti tali )che ci hanno governato di sicuro alla peggio, nei primi tre anni di questa sciagurata legislatura Che rischia di arrivare alla fine, con una salda maggioranza  berlusconiana, e pur con un governo come quello di Mario Monti che sta riducendo alla fame gli italiani, soprattutto i lavoratori e i pensionati senza guardare in faccia a nessuno. E dire che, quando parlo in privato e dico sommessamente che abbiamo sostituito la destra mafiosa con una destra pulita, ci sono sempre altri amici che mi guardano con uno sguardo incerto e quasi si scandalizzano. A dimostrare che l’Italia populista non è ancora cambiata, con il Caimano collocato in riserva per le prossime  battaglie presidenziali ed elettorali che attendono l’Italia.

Qualcuno dirà che sono diventato pessimista ma  non è vero perché resto ancora un dannato ottimista, ma pensare (come fa qualcuno, soprattutto nei grandi quotidiani, tutti  ormai guadagnati al Montismo) che l’informazione in Italia non è malata-anzi sta bene o benissimo-significa non capire molto di un settore, che resta fondamentale in ogni democrazia moderna, come scriveva Walter Lippman nel suo libro,ormai classico,dedicato all’Opinione pubblica,di cui curai la Prefazione per l’editore Donzelli nel 1995. Il fatto è che la politica in Italia sta diventando grottesca se, a parte l’iniziativa dell’ex poliziotto on. Di Pietro che non sappiamo se andrà a buon fine, non è in grado di varare una nuova legge elettorale in grado di eliminare i tanti conflitti di interesse che animano le nostre classi dirigenti. Staremo a vedere ma resta il fatto che gli italiani per ora restano governati da un governo di destra e persino in quello che sarà, con qualche probabilità, il nuovo partito di governo c’è soltanto una minuscola sinistra interna (l’ho visto io al Recente Forum del PD sull’Istruzione) che non è d’accordo con il governo Monti. Gli altri, a sentirli da vicino restano abbastanza contenti. E allora ritorna l’eterna domanda che anch’io mi pongo in questo periodo, e al quale non so rispondere: che cosa succedere di qui a un mese con le elezioni amministrative dove si faranno e soprattutto con le politiche e con l’elezione del Capo dello Stato, successore di Napolitano, nella primavera del 2013?

Non è un interrogativo facile perché nessuno può sostenere con sicurezza che sarà un centro-sinistra diviso sul programma e perfino sui leader a prevalere e, se ci trovassimo ancora una volta con la resurrezione del Caimano,il progetto di ricostruire l’Italia di cui ha parlato tante volte l’onorevole Bersani andrebbe senza dubbio a farsi benedire. Naturalmente io spero di no ma non sono sicuro che  le cose vadano così. E mi piacerebbe vedere anche certi quotidiani che dicono di sostenere la battaglia del centro-sinistra (come La Repubblica, l’Unità o il Fatto Quotidiano) siano più forti e decisi,di quanto capita a me di vedere da osservatore della politica italiana.


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