Rai e autorità, una rosa… senza spine

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Marco Travaglio ha ragione: le Autorità  di garanzia e la stessa Rai non possono essere considerati degli “alberghi ad ore” dotati di porte girevoli, dove i soliti noti e i soliti clienti entrano ed escono scambiandosi i vestiti, e forse non solo quelli.  Eppure, Monti o non Monti, l’intera vicenda delle nomine prossime venture rischia di svolgersi secondo il copione consueto, magari corretto e riveduto in salsa “tecnica”; così, per esempio già si sente dire che sarebbe possibile una applicazione “virtuosa” della legge Gasparri: il metodo resterà quello di appaltare tutti i nomi al governo e ai partiti , però ciascuno dovrebbe esporre i “gioielli di Famiglia”, i migliori professionisti e competenti su piazza.

Naturalmente non sarà così e anche Monti ha già alzato bandiera bianca di fronte al conflitto di interessi, scoprendo che, anche per lui, è più semplice manomettere l’articolo 18, che non liberare, da ogni indebita interferenza, l’articolo 21 della Costituzione.  Dal momento che lo scempio deve ancora consumarsi, riteniamo tuttavia doveroso provare almeno a increspare le acque di uno stagno inquinato ed inquinante.

Se davvero qualcuno avesse voglia di farlo sarebbe possibile presentare delle rose… senza spine, composte da donne e da uomini non solo competenti, ma che abbiano davvero a cuore il bene pubblico e la legalità repubblicana.

Ci permettiamo di segnalare, a nome di Articolo 21, una possibile rosa, ovviamente senza alcuna pretesa di completezza e chiedendo scusa di ogni eventuale omissione.
Per la presidenza della Autoritá di garanzia delle comunicazioni ci sembra giusto ricordare i nomi dei professori Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelskj, Valerio Onida, Lorenza Carlassare, Alessandro Pace, tutte e tutti studiosi emeriti, ma soprattutto guardiani dell’interesse generale contro ogni conflitto di interessi.  il professor Monti può mettere in discussione i loro profili?

Per la medesima Autorità esistono candidature di indiscutibile competenza, soprattutto fuori dai soliti giri: l’avvocato Guido Scorza e il professor Arturo  Di Corinto, tra i massimi esperti delle rete e dei suoi “nemici”. Ed ancora la professoressa Giovanna De Minico, ordinaria di diritto costituzionale, il professor Roberto Mastroianni, ordinario alla Federico  II di Napoli, ed intransigente difensore dell’articolo 21 contro ogni bavaglio, l’avvocato Domenico D’Amati che, da anni, contrasta i molestatori della libertà di informazione, il  Professor Vincenzo Roppo, avvocato, esperto di normative anti trust e di tutela della concorrenza.

Per la Rai , qualunque sarà la soluzione, persino in caso di commissariamento, si può scegliere tra candidature di indiscussa  professionalità generale e specifica.  Roberto Saviano, Michele Santoro, Carlo Freccero sono in grado di dare una vera e propria scossa etica e professionale ad una azienda ormai in stato preagonico.  Perché non proporre Tana De Zulueta, giornalista di scuola anglosassone, da sempre impegnata sul fronte della liberazione della Rai dalla invadenza dei governi e dei partiti? Come lei altre donne coraggiose e capaci quali Concita De Gregorio, Sandra Bonsanti, presidente di Giustizia e Libertá, Lorella Zanardo, autrice del “Corpo delle donne”, Cristina Comencini, regista, tra le promotrici di “Se non ora quando”, Giorgio Gori, a lungo autore e produttore per la tv.

Potremmo aggiungere i nomi di Federico Orlando, storico collaboratore di Indro Montanelli, di Paolo Mieli e di Giulio Anselmi, entrambi già direttori del Corriere della Sera, di Giovanni Valentini, uno degli editorialisti più attenti al tema del servizio pubblico.  Se, invece, si volesse pescare dal mondo delle associazioni, della gratuità, del volontariato chi meglio di Don Luigi Ciotti potrebbe rappresentarlo o di Flavio Lotti, instancabile coordinatore della Tavola della Pace?

Non manca neppure la possibilità di indicare nomi di donne e uomini fuori da ogni schema, anche dal punto di vista generazionale.  Basti pensare ad Arianna Ciccone, coraggiosa  animatrice di Valigia Blu e del festival di Giornalismo di Perugia, o Giulia Innocenzi giornalista, fondatrice di Avaaz Italia, o Luca Nicotra, presidente di Agorà digitale…

Potremmo proseguire, perché non sono i nomi a mancare, ma la volontà istituzionale e politica a prestare ascolto.   Allora questa volta  bisognerà rompere i piatti e farsi ascoltare comunque.  Articolo 21, insieme a vogliamotrasparenza.it e al Fatto, raccoglierà tutte le proposte di candidatura per la Autorità di garanzia per le comunicazioni, per quella sulla privacy e per la Rai .
Tutte le proposte saranno consegnate formalmente al governo e alle presidenze delle Camere;  su queste proposte  chiederemo una discussione dentro e fuori il Parlamento. Dovranno almeno essere costretti a spiegare ogni passaggio di un processo che, almeno per ora, è circondato dal silenzio e da una inquietante ed “incappucciata” oscurità.


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